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Picnic a Hanging Rock

Opinioni presenti: 14
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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buona notte

(3/10) Voto 3di 10

capisco che può essere considerato un capolavoro, ma io personalmente l'ho trovato molto noioso. bella la fotografia e ben scelte le ragazze, devo dire. comunque l'ho affittato pensando di vedere un film del mistero con magari un po' di paura, invece è un po' troppo lento, romantico e poetico. sì, la storia è bella, bello il mistero finale, ma non basta per renderlo un ottimo film.



Michela, 17 anni, Brescia (BS).




La vita è sogno. Il sogno di un sogno.

(10/10) Voto 10di 10

Il primo impatto per lo spettatore è una didascalia su sfondo nero che racconta di come, durante una gita a Hanging Rock nel giorno di S. Valentino del 1900, alcune ragazze di un severo collegio australiano siano misteriosamente scomparse. Il film vuole essere il resoconto di quello che accadde. Poi, dopo alcuni secondi di sospensione, c'è la prima inquadratura sulle imponenti rocce vulcaniche, meta della gita. Il Flauto di Pan di Gheorghe Zamphir fa da ipnotico sottofondo ai titoli di testa che scorrono lenti su volti botticelliani di candide fanciulle, su immagini di una natura delicata, su sorrisi e sguardi maliziosi (un'atmosfera un po' "flou" alla David Hamilton). C'è una magia romantica che mai ho ritrovato altrove, fatta di mussolina, di sole, di fiori secchi e visi da cherubini. Ma il film non è affatto soave come le immagini che propone. C'è una forza inquietante che agisce nell'ombra, che è perennemente in agguato; sembra quasi che il film dia voce e corpo ad un mondo occulto, allarmante, brumoso. E' l'universo dei sogni, dell'irrazionale che prende il sopravvento. Non importa più la vicenda reale, le indagini per ritrovare le scomparse passano in secondo piano, qualcosa spinge a credere che quelle giovani donne si siano trasformate in roccia, cielo, farfalle... Insomma credo che la tensione derivi proprio dall'emergere dell'ordine naturale, selvaggio, sessuato, crudo e crudele nel suo mistero su quello culturale, vittoriano, repressivo, asessuato e pieno di ipocrisie. Non è tanto il sapere che tutta quella vicenda è realmente accaduta a sconvolgere: gli eventi reali in sé non riuscirebbero mai a creare tanto scompiglio. E' sicuramente la paura dell'ignoto, dell'inspiegabile ombra misteriosa che ogni esistenza porta con sé a turbare, a creare uno strano disagio.



Nicola, 35 anni, Creazzo (VI).




Panismo

(10/10) Voto 10di 10

Dionisiaco Panismo: la quintessenza della pellicola. L'incantata polvere che rende fumida l'aura di Hanging Rock non è che la sottile ebbrezza dionisiaca che serpeggia nei cuori degli uomini e nel Tutto Panico. E quel che definite ombroso ed inquietante non è se non una componente dello spirito dionisiaco, creativo e devastante al contempo. Le fanciulle dell'Appleyard College non sono che Baccanti, guidate da una Prima Menade: Miranda. Miranda è Persefone. Ella è Arianna, sposa di Bacco. Rapite dal "furor" bacchico le sacerdotesse del dio s'inerpicano per la cima e conseguono l'annichilamento panico. Tale ossimoro sottende necessariamente il velo dell'inquietudine: l'annichilamento dell'ego (o tantrico espandimento) allarma l'individuo mediocre, mentre al Mago (e Miranda, la dama "fey", non è che una dolce, soavissima maga) esso si presenta quale romantica soluzione esistenziale (si veda a tal proposito la magia naturale del nostro Giordano Bruno). E’ Peter Weir a confermare tale lettura quando (in una nota intervista) sostiene di aver tentato strenuamente di plasmare, nel gioco di luci e note, un’atmosfera immateriale e sospesa, un’aura che caratterizza l’attesa di un evento decisivo, cruciale (non necessariamente negativo); tale aura è non dolce né amara, semplicemente peculiare, quasi tutto acquisisse una vividezza inedita, fosse più vero del vero, intenso della medesima intensità che si esperisce nel sogno (“What we see is a dream, a dream in a dream”). Ed è già questa fragranza che definisce in effetti il momento che precede quella che i simbolisti decadenti definivano l’Epifania. L’illuminazione panica. L’espandimento. La percezione totale ed ultima del vero. Chi avrà letto “Il Meriggio”, capolavoro del nostro novecentesco vate, non mancherà di percepire una somiglianza sostanziale tra la densità della situazione dannunziana e quella delle fanciulle. Miranda è, non ultimo, una sorta di Atteone. Chi rammenti il mito ben m’intenderà: ella disvela Diana nuda al bagno, ella giunge alla disvelazione del Vero. E Diana la muta in cerva (la mia fantasia mi spinge qui a definirla “Cerva di Cerinèo”, analizzando l’unicità e l’immaterialità dell’eterea figura che rappresenta), e fa che la facciano i cani a brani. Ella scopre la Natura, la Natura l’inghiotte. Questo è l’amplesso totale. Questo è l’Amore. Le collegiali di Hanging rock, ribadisco, sono menadi: alla stregua delle donne Tebane trascinate dal potere del dio sul monte Citerone, esse vengono catturate dalla forza primigenia del monte, recuperando una dimensione arcaica, panica, "sessuata" (come qualcuno ha in questa sede affermato). Tale ipotesi è perfettamente suffragata da taluni particolari: le ragazze si sfilano le calze e procedono a piedi nudi, Irma viene ritrovata senza corsetto, Greta Mc Graw viene vista scalar la cima senza "les pantalones"...L'Eterno Femminino si manifesta nella sua essenza primitiva...



Gemma, 20 anni, Falconara (AN).




Meraviglioso

(10/10) Voto 10di 10

Ho sempre amato questo bellissimo e misterioso film di weir. toccante e vibrante nell'incoscio, lento ed ipnotico, ricco di una tensione sotterranea difficilmente spiegabile a parole, una colonna sonora indimenticabile. un fascino onirico che hanno pochissimi film (vertigo di hitchcock è un altro esempio strepitoso), una gemma preziosa. la recensione fatta più sotto da nicola è perfetta e rende perfettamente l'idea, non importa aggiungere di più!



Fulvio, 36 anni, Firenze.




Sindrome da hanging rock

(10/10) Voto 10di 10

Non esiste film che più mi abbia coinvolto, accompagnato, influenzato nei miei rapporti con la natura, la storia, l'amore. Il connubio tra atmosfera, mistero, cinema, musica, fotografia, narrazione, sceneggiatura è perfetto. Sublime. È senza dubbio il mio film-culto e assomiglia a quelle giornate in cui un sottile languore panico mi pervade e mi costringe per l'ennesima volta ad abbandonarmi alla roccia, almeno tramite il medium del dvd. Il film deve molto anche al semplice racconto di Joan Lindsay da cui è tratto, nei meandri del quale mi capita di frequente di ritrovarmi per cercare un'animula mirandiforme che sembra si sia persa tra i ventricoli del mio cuore e le farfalle vibranti del mio stomaco. In più il clima da finis imperii che si respira all'estrema periferia dell'Inghilterra vittoriana in cui si ambienta la vicenda è intriso di simboli e segnali che scavano tra alcuni archetipi dell'anima e intridono di sogno la realtà. Amo passeggiare solitario nella natura e mi è capitato ogni tanto di non riuscire a sostenere il senso di attrazione e/o repulsione che certi luoghi carichi di magnetismo trasmettono: la chiamo la sindrome di hanging rock (mi ricordo un pomeriggio di maggio solitario presso la Madonna di Monserrato sull'Elba, o un mezzogiorno di tarda estate nei pressi della Forca Galandin sotto il Jof di Miezdì sulle Alpi Giulie). Weir è (quasi) sempre un regista che entra in empatia con le parti lunari e saturnine dell'anima, ma in questo caso supera i cori angelici.



Abbassoghezzi, 39 anni, Gorizia (GO).





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