E' un film misterioso che inquieta e non dà risposte. Ha una colonna sonora particolare che affascina e una fotografia delicata e raffinata . Regala sentimenti e sensazioni particolari, in contrapposizione all'austerità del periodo (1900) e del collegio in cui vivono le ragazze. La natura invece viene descritta in modo maestoso e magico, come è giusto--secondo me - che sia. La mancata soluzione riguardo la scomparsa di alcune ragazze e della loro educatrice è voluta; se ci fosse, il film perderebbe un pò del suo fascino. Che il fatto sia veramente accaduto, non saprei , ho letto pareri discordanti anche su questo, e penso che una *regia occulta* lo abbia fatto volontariamente per aumentare il fascino e il mistero della storia (e del film)-
un film che non ha una fine nè una soluzione al mistero, ma appunto per questo profondamente metaforico. Un inno alla forza della Natura (enfatizzata dal ricorso al flauto di Pan) che non può essere imbrigliata dalla cultura nè tantomeno dalle convenzioni sociali e morali.
capisco che può essere considerato un capolavoro, ma io personalmente l'ho trovato molto noioso. bella la fotografia e ben scelte le ragazze, devo dire. comunque l'ho affittato pensando di vedere un film del mistero con magari un po' di paura, invece è un po' troppo lento, romantico e poetico. sì, la storia è bella, bello il mistero finale, ma non basta per renderlo un ottimo film.
Colpevole in buona parte del totale coinvolgimento :la musica... quel flauto di Pan, insieme al magnetismo del film e alla struggente bellezza della protagonista (nn ricordo il nome), ti stregano tenendoti appiccicata allo schermo!!Da vedere e rivedere...
Non esiste film che più mi abbia coinvolto, accompagnato, influenzato nei miei rapporti con la natura, la storia, l'amore. Il connubio tra atmosfera, mistero, cinema, musica, fotografia, narrazione, sceneggiatura è perfetto. Sublime. È senza dubbio il mio film-culto e assomiglia a quelle giornate in cui un sottile languore panico mi pervade e mi costringe per l'ennesima volta ad abbandonarmi alla roccia, almeno tramite il medium del dvd. Il film deve molto anche al semplice racconto di Joan Lindsay da cui è tratto, nei meandri del quale mi capita di frequente di ritrovarmi per cercare un'animula mirandiforme che sembra si sia persa tra i ventricoli del mio cuore e le farfalle vibranti del mio stomaco. In più il clima da finis imperii che si respira all'estrema periferia dell'Inghilterra vittoriana in cui si ambienta la vicenda è intriso di simboli e segnali che scavano tra alcuni archetipi dell'anima e intridono di sogno la realtà. Amo passeggiare solitario nella natura e mi è capitato ogni tanto di non riuscire a sostenere il senso di attrazione e/o repulsione che certi luoghi carichi di magnetismo trasmettono: la chiamo la sindrome di hanging rock (mi ricordo un pomeriggio di maggio solitario presso la Madonna di Monserrato sull'Elba, o un mezzogiorno di tarda estate nei pressi della Forca Galandin sotto il Jof di Miezdì sulle Alpi Giulie). Weir è (quasi) sempre un regista che entra in empatia con le parti lunari e saturnine dell'anima, ma in questo caso supera i cori angelici.