Ho la fortuna (ebbene si', nonostante tutto continuo a ritenerla tale) di vivere sulla East Coast degli States, e di godere di un punto di vista "interno" rispetto alle pellicole americane, o almeno ambientate da queste parti. In particolare, l'ultimo lavoro di Sheridan mi ha colpito per la sua mancanza assoluta di struttura, di analisi, di visionarieta'.
E'un film che riprende pochi e banali stereotipi (volemosi tutti bene nella Grande Mela) che possono nella migliore delle ipotesi risultare non irritanti solo a chi non ha avuto la fortuna di viaggiare abbastanza per rendersi conto della loro debolezza. Alcune scene oserei definirle agghiaccianti per la loro banalita'( il ragazzo di colore che da potenziale maniaco si trasforma in una specie di angelo, la battaglia con le palle di neve, il rito della morte di Matteo che inietta nuova vita nel bimbo appena nato...). Persino la brava attrice protagonista (ve la ricordate nel bel "Morven Callar" dell'anno scorso?) stenta a tenere il passo (giustamente!!!) di una storia che, a pensarci bene, poteva essere davvero ricca di spunti notevoli per la sua stessa natura originale, ma che viene ridotta a mera metafora di un cinema che non e' ne' arte , ne' valido prodotto commerciale.
E' un film molto dolce, uno di quei film di cui si ha bisogno ogni tanto, quando si sono accese le luci mi sono ritrovata con gli occhi pieni di lacrime, magari scontato in certi passaggi, ma veramente da vedere..
Molto bello, ben fatto, recitato benissimo, realistico, triste, un film dolcissimo che ha un'anima, perché ti fa affezionare ai personaggi e tifi per il loro "successo" fino alla fine...bella la frase con la dedica alla fine del film, fa supporre che si tratti di un film autobiografico.
Credo sinceramente che questo film meriti più di un semplice 7!!e' davvero dolcissimo e commovente, davvero da vedere! le 2 bimbe poi sono fantastiche, davvero perfette per la parte...rendendo il film ancora più bello!
Questo film mi ha particolarmente colpita . Prima o poi ad ognuno di noi capita un momento difficile della vita da superare…bisogna stringere i denti ed aggrapparsi a quello straccio di forza nascosta in ognuno di noi.
Ma di fronte alla perdita di 1 bambino di soli 3 anni, morto di un malefico cancro al cervello, dove si puo’ trovare questa forza ? Come si puo’ credere che qualcuno o qualcosa lassu’ ci protegga ?
Come i genitori possono continuare a vivere ? Quanti sensi di colpa , anche se nn giustificati, si porteranno dentro?
E’ questo il tema di “In america” , 1 famiglia che decide di trasferirsi dall’ Irlanda alla Grande Mela x cercare di dimenticare, x cercare di ricominciare…
La storia ,narrata attraverso la voce e la telecamera della piccola Christy, ricorda un po’ lo stile de“Il piu’ bel giorno della mia vita” della Comencini .
La madre Sarah, che nn trova lavoro come insegnante, farà la cameriera in 1 bar…il padre Johnny che, insieme al figlio, ha perso ogni emozione x la vita e anche x il proprio lavoro di attore, continuerà a vagare da 1 provino all’altro, accontentandosi di fare il tassista x mantenere la famiglia che ha grosse difficoltà economiche.
La piccola Arial che con i suoi occhioni grandi e ingenui soffre x la perdita del fratellino e “del suo vecchio” papà.
La piccola GRANDE Christy, che “da 1 anno porta il peso della famiglia”, filma tutto con la telecamera e si trova, malgrado la sua giovanissima età, a dover crescere prima del “giusto” tempo…
La madre che cercherà in 1 nuova gravidanza di colmare il vuoto insopportabile ormai radicato in lei…
Infine il grande Matheo, l’uomo in apparenza scontroso e tutto muscoli, aiuterà la famiglia a trovare di nuovo serenità, che ci ricorda un po’ il John Coffey de “Il miglio verde”…
Da brivido la frase “sono innamorato di te, della tua bellissima moglie, delle tue figlie, ed anche della tua rabbia…sono innamorato di tutto cio’ che ha vita”…dovrebbe farci tanto riflettere…
Solo grazie all’ amicizia di Matheo, al sostegno dei pochi “vicini affidabili” ,che rendeno piu’ umana e meno anonima la caotica e luccicante Manhattan, ma soprattutto solo dopo aver SALUTATO il loro bimbo che in “bicicletta va sulla luna”…solo dopo aver perdonato a se stessi cio’ che nn era dipeso da loro, la famiglia ritroverà la giusta forza x affrontare di nuovo la VITA !
Bravissimi tutti gli attori, discreto anche il lavoro del regista Sheridan, che ci permette di emozionarci e di “piangere” x questa storia che, anche se un po’ “prevedibile”, nn puo’ nn toccare l’anima di ognuno di noi.
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(8/10)
