Un film alto, poetico, di una bellezza spiazzante, dove il non detto vale piu’ di tante parole. “vosvrascenie “ é il coraggioso sforzo di raccontare una storia vecchia come il mondo secondo prospettiva inedita, affidando il senso ultimo della comunicazione non alla narrazione, ma alla visione (essenza stessa del cinema) che riacquista in questo film tutta la sua potenza e insondabile profondità.
monicelli a venezia 2003 non si è sbagliato caro pietro,anzi il leone d’ oro è stato il primo di una lunga serie di premi e riconoscimenti assegnati dai critici di mezzo modo, americani compresi, al valore artistico di questa piccola grande opera prima.
c’è un disperato bisogno di film come questo, così lontano dagli stilemi di un cinema usa che a dispetto dei grandi numeri e salvo rare eccezioni( a caso,qualche buon titolo uscito negli ultimi 6-8 anni: buffalo ’66, memento,the beliver, happines, in parte magnolia), sta vivendo una lunga stagione di crisi creativa di cui banalità autoriali come scarface o carlito’s way, purtroppo stabilmente presenti nella top-ten di film up, ne sono un palese esempio.
prima di leggere le altre opinioni non mi ero minimamente sognata che l'avventura sull'isola -genitore compreso- potesse essere "non reale". a me il personaggio del padre è sembrato più che plausibile. un uomo che non si era preso le sue responsabilità allora, che torna, che vuole provarci coi figli, ma che magari non ha strumenti affettivi per farlo. però è vero che potrebbe anche essere una costruzione mentale dei due ragazzini. (il "piccoletto" bravissimo!) plausibile anch'essa. ho trovato il film molto denso, come tempi, come emozioni, come storia, come tutto. un po' agosciante, perchè comunque dall'inizio la senti la disgrazia che incombe. ma non sai quale, nè da dove arriverà. è uno di quei film che mi resteranno addosso per un bel po'. bello.
Condivido in gran parte l'opinione critica espressa in sede di recensione, ma voglio aggiungere alcune osservazoni personali del resto già completamente sintetizzate nel titolo.
cosa si può definire come film? una qualsiasi proiezione cinematografica, bella o brutta, insulsa o poetica, che comunque "ci lascia qualcosa dentro"? se la vostra risposta è si alla questo lungometraggio merita senza dubbio l'appellativo di "film" ed almeno un 9 (grande fotografia, splendida interpretazione dei protagonisti che ricordiamo non sono nemmeno dei professionisti), adeguato al contenuto dell'opera il montaggio e la scelta dei tempi.
se invece pensate che la storia, la trama, la sceneggiatura, non siano un semplice "pretesto per", ma debbano essere parte integrante del lungometraggio, in armonia con il messaggio (eventuale) e la visione del registra, allora le cose cambiano.
il regista stesso in una intervista ha detto che la storia non viene esplicitata perchè non vuole che lo spettatore ne sia distratto....mi stà bene, ma non chiamiamolo film, chiamiamolo un documentario toccante, un esercizio di poetica o come volete, ma non film.
concludendo,
9 all'esercizio cinematografico, 1 al film che non c'è.
Cosa sia passato nella testa di Monicelli quando ha deciso che questo film doveva vincere il Leone d'oro proprio non lo so.
Ieri sera quando vedevo "Il ritorno" pensavo a Fantozzi e al suo giudizio sulla Corazzata Potemkin.
Non sono riusciuto a capire dove vuole parare Andrej Zvyagintsev, ho deciso di vederlo fino alla fine proprio per capirlo ma niente...
Un film statico e lento che tradisce il bell'inizio del tuffo, l'unica cosa positiva è l'interpretazione dei ragazzi.