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Il ritorno

Opinioni presenti: 44
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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La vita non è un videogame

(9/10) Voto 9di 10

Splendido film che ritrae come protagonisti personaggi veri, contesti di luci e di ombre. e' vero che la pellicola appare incentrata sul difficile processo maturativo dei 2 ragazzi, ma anche sulle difficoltà di esercizio del ruolo genitoriale. e' un film rorschach: ognuno può vederci quello che ha bisogno di proiettarci. c'è chi vede ragazzi viziati e chi vede padri rigidi e burberi. in realtà il film invia tanti messaggi:dalla parte dei ragazzi la crescita emotivo-affettiva è in salita ed è dura;dalla parte dei genitori non è un processo che può essere allestito in poco tempo e frettolosamente. inoltre il passato dei genitori non può essere oggetto di sommari processi da parte dei figli. ognuno può far interagire la propria migliore affettività con la parte migliore che ci viene offerta dagli altri e soprattutto la vita non è un videogame nel quale è concesso sbagliare all'infinito. gli errori se non vengono pagati dai nostri genitori, alla fine siamo noi stessi a scontarli. non sempre ci è dato di avere una fata turchina che viene in nostro soccorso. il tempo per crescere e maturare è limitato e non andrebbe sprecato in ripetitive conflittualità nevrotiche.



Matteo, 48 anni, Trani (BA).




Il viaggio della vita

(7/10) Voto 7di 10

Vincitore alla mostra cinematografica di venezia lo scorso anno, è un film originale che provoca domande e fa riflettere. ambientato in un tempo e in un luogo imprecisato in russia, è “glaciale” nella storia e nei paesaggi che ci presenta. si apre con una prova di coraggio dei ragazzi, in cui devono tuffarsi nell’acqua da un alto trampolino, che rimane forse emblematica di tutta una ricerca che ci si trova davanti per affrontare la vita. una ricerca non facile, in un percorso fatto di eventi spesso incomprensibili e inspiegabili. a cominciare da quello strano “ritorno” del padre, dopo 12 anni che i figli non l’avevano mai visto se non in una vecchia foto sbiadita. un padre che ora se li porta dietro, in un viaggio che pare senza una meta e senza un perché. un rapporto certo da recuperare: ma sarà mai possibile colmare il vuoto di tanti anni in pochi giorni? in effetti non pare recuperabile, in particolare per la severità autoritaria del genitore e per l’opposizione crescente del figlio minore. mancano poi le parole e tante cose non si capiscono, rimangono nel mistero. lasciare la casa e le poche sicurezze, avventurarsi in luoghi deserti e sconosciuti, lasciare la terra ferma e la macchina, imbarcarsi in un lago freddo e pericoloso, arrivare in un’isola senza nessuno, correre in sentieri bui di fitto bosco, procurarsi da mangiare e ripararsi dal freddo e dalle intemperie, sono esperienze che i due ragazzi, andrey e ivan, si trovano a fare, finché la presenza del padre, diventata ingombrante e ossessiva, scompare nel nulla da cui era venuta, per un tragico incidente, in parte voluto, nel lago a cui aveva condotto. ora c’è “il ritorno” dei figli a casa, o meglio alla vita adulta. non hanno più paura, si arrangiano da soli, sanno dove devono andare e quello che devono fare. ivan può guidare la macchina e ritrovare la strada. e’ la parabola del viaggio della vita, dove non tutto è chiaro, ma ogni cosa va affrontata, anche l’ignoto e l’incertezza.



Angelo, 48 anni, Roma (RM).




Una metafora

(10/10) Voto 10di 10

Seguite attentamente lo svolgimento della vicenda e prestate attenzione ai numerosi simboli teologici / cristologici presenti... Il film parla del Padre... e della difficolta' di credere in Lui, di accettare il Suo apparente abbandono e il Suo inspiegabile "ritornare" solo per "tormentarci"... portandoci su strade che non comprendiamo... Stupendo film!



Deve, 41 anni, Torino (TO).




Cinema? Altro cinema...

(7/10) Voto 7di 10

Il tempo da un lato, l'immagine e il suono dall'altro pongono uno scompenso estremo su questo film. La materia utilizzata è scientemente sconcertante. Il tempo è dilatato, la successione di eventi è apparentemente realistica ma in realtà è materia astratta. La base musicale poi è sempre pronta ad agiungere inquietudine, estraniazione. La trama? Quello che "succede" è in realtà secondario, privo di importanza, il centro è il carattere di ogni personaggio che aumenta il mistero di queste vite fuori da qualsiasi "modernità". Si è arcaici si vive il rapporto madre-figlio fratello-fratello padre-figli moglie-marito e tutto il resto è tolto o puro fondale. Inquadrature fisse, lente e arcaiche anche le carrellate, credo di aver visto una dolly muovere la camera solo nel finale, campi lunghi, filtri sugli obiettivi e sfuocature. Insomma... ma questo è cinema? E' puramente casuale che le immagini siano in movimento. La testimonianza è il finale con la lunga sequenza, finalmente appagante e nostalgicamente felice, di foto in b/n che si imprimono.



Andrea, 39 anni, Forlì (FO).




Incantevole

(10/10) Voto 10di 10

Un film di una poesia straordinaria.



Carlo, 37 anni, Genova (GE).





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