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La stanza del figlio

Opinioni presenti: 129
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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Buono

(8/10) Voto 8di 10

E' un film molto interessante e abbastanza veritiero e attuale



Lidia, 80 anni, Milano.




Un capolavoro da evitare

(10/10) Voto 10di 10

Ho appena visto il film che è BELLISSIMO. Solo, avrei voluto non averlo visto. C'è tanto dolore nella vita; secondo me dovremmmo cercare la gioia e il divertimento, non la sofferenza alla quale comunque ognuno di noi non può sfuggire nel corso della vita. Vorrei capire perchè Moretti ha fatto un film così straordinariamente bello in ogni sua scena, e però, per me, così dolorosamente inutile.



Anni, 63 anni, Roma.




un film d'amore diverso

(8/10) Voto 8di 10

Film di notevole spessore umano ed educativo senza aggredire le propie convinzioni. Una famiglia borghese alle prese con il quotidiano e le difficoltà del vivere insieme e nell'esercizio di una professione. Il padre è uno psicologo che pratica l'analisi a soggetti tutti affetti dal male comune dell'incomunicabilità. In famiglia emergono gli atteggiamenti possessivi ed egoistici dei genitori verso i figli che non riescono a proporre nemmeno un minimo di colloquio. Moretti è bravissimo ad introdurre il tema della morte che porta disperazione e grandi sensi di colpa. La fine è bellissima con il superamento del dolore attraverso la tenerezza che i genitori provano per due fidanzatini e l'insegnamento che la vita è soprattutto un atto d'amore, anche se non può essere diretto verso un proprio figlio che non c'è più.



augusto, 61 anni, pescara.




Dove sei Moretti?

(8/10) Voto 8di 10

Un film sulla famiglia o ancora una volta un film su se stesso del regista più egocentrico del cinema italiano? Direi salomonicamente ancora un po’ e un po’. Moretti è ancora se stesso, ma si apre. Anche se con una certa cesura tra la prima parte, prima della morte del figlio e la seconda. La prima parte rappresentata dal tran tran di una vita quotidiana, casa, studio, amore, poche ambizioni ad eccezione della ricerca di successi nello sport amatoriale e con Moretti nella inconsueta parte di ascoltatore dei disagi altrui (veri o presunti poco importa). La seconda sconvolta dal dolore e dal rimorso, veri questa volta, per un destino che non gli ha consentito di salvare il figlio, ma di ascoltare a domicilio un estraneo. Insomma un triste film che poteva essere anche banale e scontato, ma che grazie a Moretti, acquista spessore emotivo indiscutibile. La sottolineatura delle relazioni tra i protagonisti, familiari e non, fanno parte di un inconsueto Moretti, appunto meno egocentrico e più attento alle relazioni con e tra gli altri che gli stanno attorno: in ambito familiare a tavola o sulla macchina quando tutti cantano, o con i genitori degli altri quando discutono animatamente della “colpa” della rottura del minerale sono “pretesti” per relazioni con gli altri; poi, nella seconda parte la ragazza del figlio, che non a caso si chiama Arianna che aiuta, come un filo appunto, la famiglia di Moretti a dipanare la matassa del dolore grazie ai sentimenti ed alle ritrovate relazioni, in un viaggio che si prolunga fino alla frontiera con la Francia. Solo la morte può smuovere Moretti verso un impegno maggiore per e verso gli altri? Direi di no. Dopo il film la cronaca politica lo ha visto in prima persona protagonista di una stagione di impegno civile, prima che politico, come guida indiscussa del movimento, spina nel fianco dell’Ulivo. Dove è finito Moretti? Non si sarà di nuovo chiuso nel suo privato?



Giuseppe, 55 anni, Milano (MI).




Straordinario

(10/10) Voto 10di 10

Sicuramente uno dei più bei film mai nella storia del cinema italiano. Reale, straziante.Un capolavoro.



Vincenzo, 54 anni, Napoli (NA).





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