Ho visto questo film solo perchè parlando con un amico gli ho detto che mi era piaciuto the snatch.
che dire questo film si vede che è girato con poco, forse l'inizio è un "lento" poi è tutto un susseguirsi di perchè?, ma come?, ma dai? non ci credo!
un film spassosissimo, non vedi l'ora che quei maledetti ragazzi abbiamo 'almeno' i loro 25mila dollari...
ad avere i soldi ne farei un remake con attori più famosi,perchè ci sono troppi ragazzi in questo film ed alcuni non sono adatti alla parte(ad esempio il capo nero che non fa paura, ma ne parlano come uno squilibrato pauroso).
da vedere
....pensavo che nel mio piccolo personalissimo Olimpo di film stratosferici (Pulp Fiction, Fight Club, Carlito's way..... nomi grossi insomma) ci fosse pochissimo margine in cui qualche altro film si potesse inserire..... onore a Guy Ritchie, questo film mi ha letteralmente entusiasmato....... anche io ho visto il mfilm sull'onda di "The snatch" ma secondo me "Lock and stock", a dispetto del cast decisamente meno luccicante, è tutt'altra pasta...... imperdibile
spiritoso, perfido e divertente. LockStock è un gran bel film, molto ben costruito e sicuramente migliore del successivo Snatch. E' il migliore dei film di Guy Ritchie, il più fresco, spontaneo, vivo. Non c'è azione frenetica, eppure tiene incollati allo schermo. E' un prodotto intelligente, una volta tanto, che difficilmente annoia, anche dopo parecchie visioni. Consigliatissimo!
La grande platea ha decretato il successo di pulp fiction, eleggendolo cult degli anni 90'. Davvero siamo sicuri che, traendo spunto dall'anima pulp tarantiniana, quel genio di Guy Ritchie non ne abbia tirato fuori un vero gioiello? Seppure i riferimenti e la matrice di fondo dell'agire dei personaggi sia il medesimo, io vedo molto più brio, molta più credibilità nelle riprese del regista inglese, piuttosto che ostentare fino all'eccesso i miti appiccicosi e sanguinolenti di un'America satolla. Qui i personaggi corrono sempre sul filo del rasoio, mentre l'andamento dissociato della trama aggroviglia gli eventi, ma nonostante questo riescono a mantenersi costantemente un aurea ironica e vero-simile allo stesso tempo, un certo cinismo davanti all'incedere vorticoso che gli ruota addosso. La violenza diventa veramente assimilata e "giocata" dai personaggi, ma per necessità piuttosto che per un'usuale formalità alla Tarantino. Il tavolo da gioco è il vero nucleo della vicenda; giocatori, dall'inizio alla fine. Un gigantesco impiccio chiama in causa un'intera fetta della variopinta e carambolesca delinquenza londinese; pesci grandi e pesci piccoli, immersi in una tumultuosa rincorsa agli stessi interessi; tutto inizia per caso, ma non ci si può più tirare fuori in seguito. Anche le "vittime", persino a cose fatte non riescono a ritirarsi dal gioco, vogliono puntare a ripulire il tavolo; tanto da affondarsi da soli.
Il ketchup invece mangiamolo sulle patatine.