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Il figlio

Opinioni presenti: 12
Media Voto: Media Voto: 8 (8/10)

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Meglio

(7/10) Voto 7di 10

I fratelli dardenne ci hanno abituato con rosetta ad un cinema reale, un cinema che rispecchia la vita di tutti i giorni e le difficoltà che mano a mano si incontrano; come dico nel titolo trovo questo film migliore rispetto al precedente degli stessi autori, è più vivo, più toccante e soprattutto più parlato, narra la vicenda di un uomo che decide di insegnare l'arte della falegnameria al ragazzo che ha ucciso suo figlio, ovviamente all'insaputa di quest'ultimo. i registi riescono a trasportare bene sullo schermo il contrasto interno del protagonista, indeciso sul da farsi quasi in ogni situazione, come se ogni minuto il cervello gli suggerisse qualcosa da fare senza però dargli spiegazioni plausibili. ogni genitore che ha perso un/una figlio/a, per mano di un altro essere umano, si chiede il perché di quell'atto; così farà anche il nostro uomo, continuando poi la sua vita di sempre che consiste nell'aiutare le persone che hanno sbagliato e chissà che non continui ad aiutare anche chi gli ha tolto la vita a cui teneva di più. bravi gli attori e grande passo avanti per i fratelli dardenne.



Alessio, 23 anni, Calderara di reno (BO).




Non ho parole

(1/10) Voto 1di 10

Ok, probabilmente sono io che non capisco niente di cinema, lo ammetto. Ma l'ho visto in sala quando è uscito durante quelle rassegne serali dove solitamente il biglietto costa meno e l'unica cosa positiva è stata questa: non ho speso i soldi per il biglietto intero. Tempi morti, silenzi imbarazzanti, il pubblico che nei momenti drammatici scoppiava a ridere... ed io che a un certo punto mi accorgo che mi sto per addormentare. Ripeto, vedendo le altre opinioni probabilmente sono io (e gli altri presenti al cinema quella sera) l'ignorante, ma più di 1 a questo film non riesco a darlo.



Marika, 20 anni, Cento (FE).




NUOVO NEOREALISMO

(9/10) Voto 9di 10

La volontà di capire. La comprensione. Il perdono. Questi i tre momenti topici di questa pellicola. Ho visto quest'anno decine di film. Credetemi, questo nella sua semplicità ed essenzialità è quello che più mi ha colpito e fatto ragionare. Direi molto per un film. Consigliato a chi non ama il cinema americano...... E a chi ama mettersi in discussione....



Carlo, 37 anni, Genova (GE).




l'arte del cinema

(9/10) Voto 9di 10

splendida e intensa opera dei fratelli Dardenne dove viene raccontato l'incontro fra un padre e l'assassino di suo figlio in un centro di formazione professionale per il recupero di ragazzi usciti dal riformatorio. MInimalista rigoroso serio ed attento con primi piani prolungati è il bellissimo cinema dei fratelli Dardenne. Strepitosa l'interpretazione del protagonista Olivier Gourmet



Andrea, 30 anni, Milano.




Cinema anno 0 ( II parte:la recensione è stata tagliata)

(10/10) Voto 10di 10

Delitto(senza)castigo.Parafrasando Dostojevski,dal quale il film assorbe più aspetti,veniamo al tema del perdono:dopo aver stretto un rapporto un tantino più intimo con il suo educatore,al giovane Francis vengono poste delle domande dallo stesso Olivier.Quest’ultimo è forse alla ricerca di una frase,una parola,un accenno che possa far intendere pentimento da parte del ragazzo.Ma il giovane,quando riceve una domanda come:“ti sei pentito di ciò che hai fatto?”,risponde:”Certo,avrei evitato 5 anni di carcere”.Frase che non è nient’ altro che una rappresentazione di innocenza perduta. Il luogo dove Olivier cerca di insegnare un lavoro non è altro che un istituto di recupero.Un purgatorio di gioventù bruciata alla disperata ricerca di trovare delle ali che possano dare un significato alle proprie vite.Anche se ha ucciso,Francis non va mai scambiato per un assassino,ma deve sempre esser visto come vittia della società.Olivier questo lo capisce. Ma l’aspetto più toccante di questa pellicola è raffigurato dal bisogno d’amore,sostanzialmente non visibile,che hanno entrambi i protagonisti. Olivier ha perso un giovanissimo figlio,e da allora la sua vita ha radicalmente cambiato percorso.Francis è rifiutato dalla madre,e non sa che fine abbia fatto il padre. L’uomo è alla ricerca di un figlio che non potrà mai più avere,e il ragazzo ha urgente bisogno di un padre che gli sappia indicare i valori e l’ importanza della vita.Un rapporto che in una vita normale non potrebbe esistere.In questa chissà….Tornando al finale:qualcuno potrebbe pensare anche ad un probabile omicidio(per quanto mi riguarda mai tenuto in considerazione),e potrebbe rimanere spiazzato da una conclusione cosi’ aperta,che invece rende l’ opera più matura,complessa e significativa(immaginate cosa avrebbe combinato un giovane regista americano…).Qualche distratto potrebbe scambiare il lavoro dei Dardenne per un omaggio al dogma danese:mdp a mano,luci quasi sempre naturali,utilizzo abolito di colonne sonore ecc. In realtà non si potrebbero immaginare due tipi di cinema più diversi:mentre von Trier e soci intendono sperimentare(in maniera molto discutibile),i Dardenne vogliono dire,utilizzare questo sistema per andare al di là della cinepresa.Cosa dire di Olivier Gourmet?Attore affezionato dei registi-brothers,riesce a calarsi miracolosamente nei panni del personaggio,tanto da sembrare un vero falegname con una prova bellissima:difficile immaginare un altro attore nelle sue vesti.E con grande merito,questo attore invisibile,è riuscito ad ottenere la Palma d’ oro a Cannes.Un cinema raro dunque,unico,al di là di ogni moda e tendenza (non è un caso che il pubblico ignora quasi questi film,preferendogli chissà che…).Ma chi riesce ad apprezzare “Il figlio” può dire ddire di aver assistito ad una lezione di cinema…e di vita.Inutile nanascondersi poi dietro a tante parole:perché non dire direttamente che questo straziante film è un capolavoro? Cinema allo stato puro.Cinema anno zero.



Diego, 19 anni, Napoli.





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