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Il figlio

Opinioni presenti: 12
Media Voto: Media Voto: 8 (8/10)

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Bellissimo

(10/10) Voto 10di 10

assolutamente perfetto, bello bello bello...camera in spalla e via! belli quei secondi interminabili in cui fissi l'attore, fissato dalla camera, e nient'altro...meglio di un qualsiasi effetto speciale. consiglio di guardarlo a chi vuole vedere CINEMA



Melania, 34 anni, Padova (PD).




reazioni umane

(10/10) Voto 10di 10

film dove i particolari sono il fulcro portante. Riprese mai statiche. Le reazioni umane sono poste in grandissimo rilievo. Pochi dialoghi, senso di inquietezza. Suoni e movimenti studiati e protagonisti, non a caso non esiste colonna sonora, ma suoni industriali e suoni quitidiani. Assolutamente un film da non perdere.



Lazyjane, 28 anni, Pesaro (PS).




Cinema anno 0 ( II parte:la recensione è stata tagliata)

(10/10) Voto 10di 10

Delitto(senza)castigo.Parafrasando Dostojevski,dal quale il film assorbe più aspetti,veniamo al tema del perdono:dopo aver stretto un rapporto un tantino più intimo con il suo educatore,al giovane Francis vengono poste delle domande dallo stesso Olivier.Quest’ultimo è forse alla ricerca di una frase,una parola,un accenno che possa far intendere pentimento da parte del ragazzo.Ma il giovane,quando riceve una domanda come:“ti sei pentito di ciò che hai fatto?”,risponde:”Certo,avrei evitato 5 anni di carcere”.Frase che non è nient’ altro che una rappresentazione di innocenza perduta. Il luogo dove Olivier cerca di insegnare un lavoro non è altro che un istituto di recupero.Un purgatorio di gioventù bruciata alla disperata ricerca di trovare delle ali che possano dare un significato alle proprie vite.Anche se ha ucciso,Francis non va mai scambiato per un assassino,ma deve sempre esser visto come vittia della società.Olivier questo lo capisce. Ma l’aspetto più toccante di questa pellicola è raffigurato dal bisogno d’amore,sostanzialmente non visibile,che hanno entrambi i protagonisti. Olivier ha perso un giovanissimo figlio,e da allora la sua vita ha radicalmente cambiato percorso.Francis è rifiutato dalla madre,e non sa che fine abbia fatto il padre. L’uomo è alla ricerca di un figlio che non potrà mai più avere,e il ragazzo ha urgente bisogno di un padre che gli sappia indicare i valori e l’ importanza della vita.Un rapporto che in una vita normale non potrebbe esistere.In questa chissà….Tornando al finale:qualcuno potrebbe pensare anche ad un probabile omicidio(per quanto mi riguarda mai tenuto in considerazione),e potrebbe rimanere spiazzato da una conclusione cosi’ aperta,che invece rende l’ opera più matura,complessa e significativa(immaginate cosa avrebbe combinato un giovane regista americano…).Qualche distratto potrebbe scambiare il lavoro dei Dardenne per un omaggio al dogma danese:mdp a mano,luci quasi sempre naturali,utilizzo abolito di colonne sonore ecc. In realtà non si potrebbero immaginare due tipi di cinema più diversi:mentre von Trier e soci intendono sperimentare(in maniera molto discutibile),i Dardenne vogliono dire,utilizzare questo sistema per andare al di là della cinepresa.Cosa dire di Olivier Gourmet?Attore affezionato dei registi-brothers,riesce a calarsi miracolosamente nei panni del personaggio,tanto da sembrare un vero falegname con una prova bellissima:difficile immaginare un altro attore nelle sue vesti.E con grande merito,questo attore invisibile,è riuscito ad ottenere la Palma d’ oro a Cannes.Un cinema raro dunque,unico,al di là di ogni moda e tendenza (non è un caso che il pubblico ignora quasi questi film,preferendogli chissà che…).Ma chi riesce ad apprezzare “Il figlio” può dire ddire di aver assistito ad una lezione di cinema…e di vita.Inutile nanascondersi poi dietro a tante parole:perché non dire direttamente che questo straziante film è un capolavoro? Cinema allo stato puro.Cinema anno zero.



Diego, 19 anni, Napoli.




Cinema anno 0

(10/10) Voto 10di 10

Negli anni dei bombardamenti televisivi,cinematografici-americani e,purtroppo,reali,c’ è ancora spazio per uomini che vogliono esprimere le proprie opinioni senza alzare la voce? Sembrerebbe di si.Almeno vedendo la terza,eccezionale opera terza di Jean-Pierre e Luc Dardenne,massimi esponenti del cinema belga. Realizzare un film dopo “Rosetta” era impresa non da poco,ma i Dardenne hanno saputo voltare pagina,continuando però a marciare sui propri territori,in maniera sorprendente. “Il figlio” parte alla maniera dei film d’impegno del miglior Ken Loach (il lavoro,il rapporto inevitabilmente frantumato con l’ ex-moglie),si trasforma in un semi-thriller (perché Olivier accoglie frettolosamente, come suo allievo,il giovane Francis?Perchè comincia a seguirlo e a spiarlo?Perchè cerca dopo un po’ di intraprendere un rapporto extra-lavorativo?),diventa un’ analisi psicologia (anche se in fondo lo è per tutta la sua durata),somiglia in seguito ad un road-movie introspettivo,dove vengono svelati i nodi del passato e delle azioni presenti.Si conclude,dopo il confronto più diretto,con una pacatezza vitale dreyeriana.E’,come “Rosetta” (leggere recensione) una continuazione del cinema rosselliniano. E’ un costante pedinamento n(r)eo realista:la macchina da presa è stabilmente,o quasi,fissa sulla persona di Olivier Gourmet.Ne ricava le parole,le azioni,gli sguardi,i gesti anche,apparentemente,più insignificanti.E’ l’ unico modo per entrare nel personaggio.Ma non è tutto:i Dardenne hanno la capacità di farci entrare nel personaggio,senza però mai farci immedesimare con esso.Ne capiamo la psicologia e il suo modo di fare,ma sempre con quel distacco necessario capace di farci ragionare,senza per questo emettere giudizi o sentenze.capiamo senza essere,con giusta impotenza. Per lo spettatore non c’ è tregua:l’intensità è costante,praticamente mantenuta sempre a livelli altissimi.E,in questo modo,anche un piccolo gesto del protagonista fa si che il film mantenga la stessa tensione,paragonabile a quella di un thriller. Alti e complessi sono i temi che affronta il film. In primo luogo troviamo l’elaborazione di un lutto passato ma,indennamente,presente.Il lutto di un figlio.Non più in una stanza,ma in un esterno.A differenza dell’ ultimo,splendido,Moretti quello di Olivier è uno sguardo sul mondo che a perso ogni speranza.Definit(iv)o.A differenza dell’ ancora bruciante ricordo dell’ ex-moglie che,istintivamente e senza riflettere,vorrebbe una vendetta anche minima che,in realtà,non sarebbe mai capace di compiere.Ma aspetta un bambino,simbolo di una speranza vista dall’ obbiettivo di un cannocchiale.Come dire: “l’ attuale gioventù non è delle migliori,ma chissà…in futuro…”). Delitto (senza) castigo.Parafrasando Dostojevski,dal quale il film assorbe più aspetti,veniamo al tema del perdono:dopo aver stretto un rapporto un tantino più intimo con il suo educatore,al giovane Francis ven



Diego, 19 anni, Napoli (NA).




l'arte del cinema

(9/10) Voto 9di 10

splendida e intensa opera dei fratelli Dardenne dove viene raccontato l'incontro fra un padre e l'assassino di suo figlio in un centro di formazione professionale per il recupero di ragazzi usciti dal riformatorio. MInimalista rigoroso serio ed attento con primi piani prolungati è il bellissimo cinema dei fratelli Dardenne. Strepitosa l'interpretazione del protagonista Olivier Gourmet



Andrea, 30 anni, Milano.





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