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L'ora di religione

Opinioni presenti: 68
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Che schifezza!!!

(1/10) Voto 1di 10

Ma che schifezza di film! senza trama! piace solo hai soliti comunisti finti intelletuali. scommettiamo di quale parte politica sono coloro che hanno dato 10 come voto? non guardate sta schifezza



Fausto, 60 anni, Torino (TO).




La melanconia

(9/10) Voto 9di 10

La bestemmia come scalpello che si spezza contro le divine proporzioni di una pietra incompiuta di fronte all'angelo stravolto dal suo fallimento d'artista. Non basta il canto suadente che dal minareto giunge affascinante dal lontano oriente per avvolgere in veli e inebriare di profumi la putredine dei reali palazzi e delle palatine stanze. Non basta il fiorire della bellezza per ridestare la simoniaca religione degli avi. Non servono le sfide a duello di primo mattino a sciogliere la rugiada che gela il cuore di spavento. Sulla parete un quadrato magico insegna coi numeri le curve dell'andare e venire del tempo che disegna palme e nuovi orizzonti sull'immortale e e fragile cariatide del'umano potere. Riappare enigmatica una smorfia o un sorriso, stupore padano in risposta alla stupida gente. Durer o Erasmo o solo un fine labirinto. Imbuto Dantesco che crogiola le alchimie della mente. Sfinge che sfida Leonardo e Pacioli all'imbrunire, nell'orizzone rosso incendiato dai roghi. E' Savonarola, è Giordano, è il sudore che brilla sulle rughe dei volti sinceri e folli della gente contadina d'un tempo. La pace è segnata da brevi arcate, interrotte, che sforano i muri degli antichi palazzi ove i lunghi silenzi fan sembrare le poche note infinite. Dio non prenderti tutto lo spazio delle tue creature. lasciale sole alla loro melanconia. Per capire che la ragione non verrà dalla geometria, ma da un abbraccio fraterno e da un urlo liberatorio come un atto d'amore sul pavimento. Non cura, soloa libera dalla condanna degli altri al proprio sorriso. Nelle città di provincia che uccide è solo l'indifferenza unita al desiderio di purificazione. Che tutto ritorni come prima, senza pagare il prezzo dell'espiazione. Senza sentire la redenzione del conto che ritorna in pareggio. Per questo è sempre un mezzo sorriso, come si uccide per liberare una mezza bestemmia che rimane inconclusa senza la necessaria destinazione e chiude per sempre la vita. E' allora che Dio si accorge che la bestemmia più grande è un bambino che sale i gradini in ginocchio. Ed è un altro mattino. L'altare è sparito, è sparito l'orgoglio, rimane un crocchio di bimbi di fronte alla scuola. Ora sí basta un mezzo sorriso... Bravo Marco, vivo da anni all'estero, ma per un paio d'ore mi hai fatto tornare nella mia città, nella nebbia santa della nostra Gerusalemme piacentina ad esercitare il santo ufficio della memoria. Un omaggio alla vita e un gran atto di fede spesso precluso alle meschinità dei credenti.



Franco, 58 anni, Caracas (estero).




Tutto in un abbraccio

(8/10) Voto 8di 10

Ho visto ieri sera questo bellissimo film, sono stata avvolta dal misterioso e affascinante canto armeno, dal dolore e dalla ricerca del suo io, da parte di Sergio, dall'incontro con la maestra, cosi simile a Giovanna D'Arco e sono rimasta commossa dall'amore e dalla disperazione e dalla grandissima umanità della scena in cui Castellito abbraccia suo fratello (l'assassino vittima). Bravo Bellocchio, eccezionale Castellitto, un film da non perdere.



Patrizia, 56 anni, Civitavecchia (RM).




buono

(8/10) Voto 8di 10

un film sull'impossibilità di togliersi la presenza di Dio, nel bambino e nell'adulto, col rischio di cadere in surrogati ,e ce ne è da scegliere, dell'Assoluto. Chi non accetta surrogati come il pittore qui ben rappresentato dal bravissimo Sergio si ritrova solo ed orfano perchè, come dice la zia, vera regista di tutta la messa in scena, o ti trovi una appartenenza oppure non sei nessuno, come in fondo il protagonista sceglie di essere.



Pigi, 55 anni, Firenze.




La santità della Madre

(8/10) Voto 8di 10

Una vicenda surreale, per questo verissima. Forse perché non sono un habitué del cinema, il film ha avuto il potere di sorprendermi per la sua bellezza e la sua poesia. Ho voluto rivederlo solo dopo un paio di giorni per cogliere ancora nuovi, potenti spunti. L'annuncio dell'attesa di beatificazione. In una famiglia di miscredenti, il protagonista (il bravo Castellitto) è l'unico che si professi ateo. Ma è anche l'unico capace di commuoversi per l'avvenimento - il processo ecclesiastico di beatificazione - che coinvolge la propria madre, anche se da tempo egli ne avesse preso le distanze. Anzi, seppure sia l'unico del gruppo familiare ad accusare apertamente la madre di aver portato uno dei fratelli alla pazzia. L'umanità del protagonista si esprime nell'autenticità dei suoi rapporti familiari. Non solo in quello - contrastato - con la madre, ma anche con quello affettuoso, sincero, leale con il figlio. Anche in questo egli si differenzia da famigliari ed in particolare dalla moglie separata che, mentre è l'unico genitore riconosciuto ufficialmente mediante l'affidamento esclusivo del figlio, non riesce a concepire per il bambino un rapporto altrettanto autentico. Il film è un sasso nello stagno fangoso, piatto e putrido del mito della Santità della Madre tout court. Un mito che si lascia creare ad arte, con mezzi molto umani ed anche ipocriti, in vista di cinici interessi terreni. La retorica del dolore santificante del parto - contrapposta, nella retorica comunemente diffusa, a quella della colpevolezza dell'orgasmo nel concepimento - viene profanata dalla vicenda, ma non per questo l'amore, il sentimento, la commozione del protagonista viene meno, mentre quello degli altri componenti del gruppo famigliare, artefici e vittime del mito, ne è irrimediabilmente inquinato. Le balle, largamente accettate, della distinzione, tra gli atti fisiologici della riproduzione, tra quelli "santi" e quello "sporchi", sono, del resto, simili e connesse alla distinzione di sacralità tra gli organi del corpo terreno del Cristo. Oltre alle chiese dedicate al Sacro Cuore di Gesù, quante ne ha dedicate la Chiesa Cattolica al Sacro Fegato, ai Sacri Polmoni, al Sacro Cervello ecc.? Retaggio di miti pagani, che mentre inquinano la fede di molti, non sono affatto necessari, perché nulla riescono a togliere, ma men che meno ad aggiungere, ad una fede autentica nella missione salvifica del Cristo. Un film tra i migliori della stagione italiana contemporanea, tra "Il mestiere delle armi" e "La stanza del figlio".



Pierpaolo, 55 anni, Trieste (TS).





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