E’ possibile non agire se si hanno dubbi nel perseguire un crimine odioso o il non far nulla, nel dubbio, è comunque peggio del fare? Da questa domanda centrale si dipana la tela che il regista John Patrick Shanley tesse servendosi di dialoghi serrati e in crescendo, tali da smuovere la nostra coscienza ad una riflessione che dal conflitto tra due religiosi si può allargare a tanti campi della nostra vita. A questo interrogativo altri se ne affiancano: dove deve fermarsi il pettegolezzo per non essere rovinoso? Può una religiosa che voglia esser testimone di amore cristiano ergersi a giudice di chi forse ha sbagliato? La salvezza dell’integrità fisica e morale di un bambino giustifica sempre e comunque la scomunica morale di chi l’abbia magari solo pensato? E che dire della madre di un figlio oggetto di attenzioni (se non altro ambigue), che preferisce la premura e l’interesse di un eventuale pedofilo alla crudeltà e all’incomprensione del padre del ragazzo, perché almeno lì ci sarebbe amore, anche se stravolto?
Da queste domande penso ciascuno ricavi la profondità dei problemi che fanno da sfondo allo “scontro” tra due personaggi-attori veramente formidabili: Meryl Streep nelle vesti della diabolica suor Aloysius e P. S. Hoffman in quelli di padre Flynn.
Siamo negli anni ’60, in una scuola cattolica del Bronx. A dirigerla una religiosa, la suora di cui sopra; parroco e insegnante nell’istituto il succitato sacerdote. La prima è rigida, sospettosa, odiatrice del nuovo (detesta anche le penne biro che cominciano a diffondersi), temuta da tutti per la sua ottusa severità, passatista nei metodi e nei contenuti, incline alla caccia alle streghe in ogni circostanza, dalla più piccola alla più grave, immensamente sola in questa sua crociata. Dall’altra il sacerdote (che per essere un maschio è suo superiore nella gerarchia) portato invece al rinnovamento, duttile e comprensivo con i ragazzi cui insegna, con cui gioca a pallone, con cui parla, non alieno dal darsi ai piaceri della tavola e del fumo. Lui è sospettato dalla suora di aver corrotto e insidiato un giovanissimo allievo di pelle nera, l’unico afroamericano della scuola fino a che egli sceglie di lasciare la parrocchia chiedendo il trasferimento che otterrà in una zona molto più prestigiosa (promoveatur ut amoveatur). Ci viene così il dubbio che egli menta e la suora abbia ragione. Ma chi ci dice che la suora ha ragione se non ci sono prove? Devo confessare che il film mi ha catturato come pochi. Ho trovato perfetto il ritmo, l’interpretazione, la fotografia di Roger Deakins, centrati i personaggi minori, ricostruito con cura un clima a metà fra chiusura e rinnovamento. E non credo abbia molta importanza che al centro del discorso ci siano due religiosi, perché le domande che si affacciano alla mente non sono esclusivamente legate a quell’ambito e rivestono valore anche per chi come me è gnostica e laica. E comunque due attori come i protagonisti sono una vera… benedizione del cielo!
Un test di recitazione per la mostruosa perfezione di Meryl Streep e non è inferiore Seymour Hoffman. Tratta del sensibilissimo tema della pedofilia tra i preti,ma qui viaggia tutto nel dubbio appunto,perchè non si ha la certezza che sia vero. La direttrice à troppo intransigente per capire l'approccio moderno e accattivante del prete oppure ha ragione?Non è chiara neppure l'inclinazione sessuale del ragazzo coinvolto in questa indagine silenziosa strisciante e con l'unico scopo di far sparire il prete dalla scuola.
Sarà ottenuto lo scopo ma per il prete risulterà un avanzamente mentre la direttrice sarà dilaniata dal dubbio.Con questo non voglio dire che sia una commediola ricreativa,tutt'altro ma fa pensare ed è reso in un modo che meglio non sarebbe stato possibile.
visto in dvd ieri sera al computer,assolutamente concentrata sul dialogo e senza distrazioni grazie alle cuffie; perchè questo è un film che va assaporato nella più assoluta concentrazione, essendo fatto di dialoghi sottili e di espressioni intense. Si scontrano da un lato l'onestà e l'intransigenza assoluta della madre superiora, e l'innocenza e l'ingenuità ma anche il rispetto della gerarchia della suora più giovane , dall'altro la figura del prete. Benefattore e vero cristiano oppure pedofilo scaltro? Il dubbio non verrà risolto,non si saprà, grazie all'ambigua interpretazione di Seymour Hoffman e a vari episodi contraddittori , se il prete è da condannare o da considerare vittima dei pregiudizi.
Un po' stucchevole l'interpretazione di Amy Adams, superbi gli altri due e i comprimari tra cui la madre del ragazzo nero compromesso per il suo comportamento in chiesa.
Un dramma di impianto teatrale, molto ben interpretato dai protagonisti e dai comprimari. Non lo trovo per nulla noioso, anzi l'ho seguito senza fatica. vale la pena di vederlo.