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La bestia nel cuore

Opinioni presenti: 123
Media Voto: Media Voto: 6.5 (6.5/10)

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decisamente sopravvalutato

(2/10) Voto 2di 10

L'argomento trattato nel film e' delicato e sicuramente non facile da presentare ed in questo film e' appesantito dalla staticita' e dalla stucchevolezza della Mezzogiorno e dalla pateticita' di Lo Cascio insieme a buchi di sceneggiatura che nel migliore dei casi si limita' a copiare gli stilemi del soap opera.Grande la Finocchiaro e la Rocca che alleggeriscono (ma non in modo banale)un film che altrimenti sarebbe totalmente privo di anima e incapace di emozionare come gia' lo e' per sua gran parte.Ma che cinema italiano...lontani ricordi.Vanzina e' un genio (sono daccordo con te)tirate fuori le idee!



Alessandro, 34 anni, An (AN).




titolo satanico!

(7/10) Voto 7di 10

E’ un film femminista, senza dubbio, ma ben diretto. Sono trattati argomenti quasi scabrosi per un film destinato a un pubblico non elitario: l’incesto e il saffismo uniti poi ad altri temi che, paragonati ai primi due, diventano meno “inquietanti” e d’ordinaria amministrazione come il tradimento, l’handicap, la solitudine, i rapporti familiari. Il tutto e’ ben curato e trattato in modo delicato sebbene incisivo e penetrante. Alcune ridondanze: i baci e le carezze tra la Rocca e la Finocchiaro, il finto pancione nudo della Mezzogiorno in piscina, la scena di sesso sul divano, il “non gli si drizza” detto a sorpresa dalla Finocchiaro, i seni nudi della Mezzogiorno (sono ormai onnipresenti nelle sue interpretazioni!). Non sono riuscita a rilevare nessuna particolare interpretazione: tutti bravi ma nessuno eccezionale. Ho letto molti commenti positivi sull’interpretazione della Finocchiaro: secondo me e’ riuscita ad emergere per due motivi: 1) Siamo abituati alle sue recitazioni comiche e qui la vediamo, almeno in parte, sotto altra luce 2) Nell’insieme tragico degli eventi e’ quella che, avendo il mal minore (ovvero l’essere stata tradita!), con la sua praticita’ e qualche battuta di spirito ci fa tirare, ogni tanto, un sospiro di sollievo



Monica, 40 anni, Ancona.




terribile

(1/10) Voto 1di 10

il solito film italiano, senza idee, senza emozioni. zero totale. trama superficiale, regia piatta, attori incapaci e inespressivi. vederlo è tempo sprecato.



Sandro, 28 anni, Bari.




Chi c'è sul banco degli imputati?

(5/10) Voto 5di 10

LA BESTIA NEL CUORE e I GIORNI DELL'ABBANDONO hanno monopolizzato l'attenzione all'interno della scorsa mostra del cinema di Venezia. Il primo è stato fischiato mentre ha avuto più apprezzamenti il secondo e francamente non ne capisco il perchè... Da qualche anno mi chiedo cosa cerca dal cinema Luigi Locascio e francamente non mi spiego il suo successo, mentre, le interpretazioni della Mezzogiorno sono monocorde; il suo bel visino mortificato è uguale in tutte le sue interpretazioni... Solo Angela Finocchiaro dava una sensazione di "vivo" e "autentico" la sua presenza per lo spettatore costituisce una vera e propria oasi nel deserto... Per quanto riguarda la storia, i personaggi danno risposte "estreme" ai loro drammi personali:il personaggio di Locascio sceglie di non toccare il proprio figlio, il personaggio della Finocchiaro si rifugia in un rapporto omosessuale (pur non essendolo) dopo la drammatica fine del suo matrimonio mentre il personaggio della Mezzogiorno cerca di imporsi la solitudine (pur essendo in stato interessante) piuttosto che condividere la sua vita con un esponente di un mondo maschile in cui non crede più...Se Il film vuol essere un atto di accusa contro taluni uomini malati le cui "tare" finiscono per contaminare e snaturare tutto ciò che li circonda, mi posso trovare d'accordissimo ma se il dito è puntato contro una certa "natura maschile" allora il film si carica di connotazioni ideologiche che portano tutto all'ammasso e che lasciano il tempo che trovano.



Angelo, 42 anni, Bari (BA).




La bestia...nel cuore, il film...sulle scatole

(3/10) Voto 3di 10

Vallo a capì sto pubblico plaudente. Sinceramente ho visto un film di un piattume e di una monotonia insopportabile, trito e ritrito, imbottito di luoghi comuni e di già visto. La Comencini, della quale ricordo con terrore l’imbarazzante “Liberate i pesci” confeziona un prodotto inutile, più scialbo di una puntata anonima di una mediocre fiction pomeridiana, che annoia dal primo all’ultimo, pacchiano, fotogramma. Smaccatamente femminista, sembra non staccarsi mai da un’ottica volgarmente stereotipata. Tutte le paure canoniche delle donne vengono banalizzate per trovar spazio in questo minestrone in celluloide: il papino stupratore, il marito che scappa con la diciottenne, il maritino cornificatore, l’inconfessabile pulsione saffica, i terrori della gravidanza, non ce ne risparmia uno. La solerte Cristina pensa bene che meglio abbondare che deficere, per cui riversa in due ore di pellicola tutto quanto di peccaminoso e angosciante le viene in testa, o ahimè, le era già venuto nel romanzo, ma questo non l’ho letto (per fortuna). Mi meraviglio che non sia riuscita a trovare spazio per un terrorista islamico, un vaccino antinfluenzale e, perché no? Per Berlusconi e Follini che litigano sulla legge elettorale. Ci sarebbe tutto, ma in realtà non c’è nulla. Film assolutamente piatto, incapace di emozionare, dove i pianti degli attori sono talmente finti da diventare comici. Si veda a tal proposito il povero LoCascio che piagnucola in cucina, più che uno stupro sembra rimembrare la sconfitta ai rigori col Brasile! Ho cercato di addormentarmi in sala, ma non mi è stato possibile. La signorina Mezzogiorno continua a urlare e strepitare dai tempi dell’ultimo bacio, invece di sorridere per una Coppa Volpi generosamente concessale dal Comune di Venezia. E’ pazzesco come sia diventato impossibile vedere quest’attrice in un ruolo diverso da un pianto continuo ed isterico che snerva e annoia da anni. Boni poi piace solo nella parte del medico della fiction. Quella voleva essere satira, ma è l’unica scena credibile del film. Per favore liberateci dallo squallido personaggio del regista che non avrebbe trovato un’inquadratura neppure in un film minore del duo Spencer-Hill e portatevi dietro anche la Inaudi, sinceramente ripetitiva nel ruolo della tr***ta con le tette in bella vista. Degna conclusione la scena da C-Movie del treno: a Giovanna con impeto fluviale si rompono le acque, a noi s’era rotto da tempo qualcosaltro…



Massimiliano, 24 anni, Bari (BA).





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