Grandi aspettative purtroppo andate deluse sequenza dopo sequenza. non c'e' spessore, non c'e' densita', non ci sono gli attori, non c'e' atmosfera: c'e'..nulla! che cosa doveva venir fuori dalla storia? nessuna mia corda emozionale e' stata minimamente sfiorata: ma ..e' davvero faenza il regista? e la ferrante, ottima narratrice del "vuoto di senso" di tutti i protagonisti, che avra' pensato di questa trasposizione? le uniche scene passabili quelle della buy che, fedele alle battute presenti nel libro, sputa con rabbia il suo rancore a zingaretti.
credetemi: leggete il libro e dimenticate il film. se vedeste prima il film di certo vi passerebbe la voglia di leggere il libro e invece sarebbe un vero peccato!
la vera raccapricciante stranezza e' che mentre leggevo, ancor prima di vedere il film, non riuscivo ad immaginare altre che la buy nel ruolo di olga..
buy che forse si sara' pure impegnata...ma peccato per tutto il resto che decisamente, non ha funzionato.
un film inutile ed insignificante.Margherita Buy recita come se la stessero costringendo e tutti gli altri attori non sono meglio...grottesca poi la scena di lei che incontra il marito con l'altra in mezzo alla strada e le rompe il naso...se questo è il cinema italiano faccio bene io che vedo preferibilmente film americanazzi.
P.S:Uno dei pochissimi film in cui ho detto "ma dobbiamo vederlo fino alla fine?"
Finalmente una bella storia diretta da uno dei registi italiani più
interessanti dell'ultima generazione: Roberto Faenza...
Senza pretese ideologiche, il film, riesce nel suo intento di fotografare
l'intera gamma dei chiaroscuri che attraversano l'animo umano dinanzi
ai tristi eventi che attanagliano l'esistenza umana! Non ci si poteva
che affidare ad una grande del cinema nostrano: Margherita Bui; non era
affatto facile reggere la scena per gran parte del film, attorniata da
"fantasmi" cioè persone che il dolore trasfigura e rende irreali così come vengono trasfigurate le vecchie storie della propria infanzia divenendo dei veri e propri incubi dal sapore profetico...Perfino la madre, nonostante l'ultima tecnologia del videotelefono, è ben lontana dal capire il dramma che colpisce la famiglia della propria figlia...La
vita va crudelmente "avanti" in stridente contrasto con il dolore di
una persona che si è "fermata" perchè il dolore produce proprio
questo: inchioda le proprie vittime al momento in cui vengono colpite
mentre la vita procede indifferente per le proprie strade...
Per fortuna della protagonista gli "sbandamenti" che il dolore
inevitabilmente le produce la conducono ad approfondire,quasi per caso,
la conoscenza con un anonimo inquilino del piano di sotto, un anonimo
musicista chiuso nella sua solitudine e che guarda con un occhio di
malinconia la famiglia di Margherita Bui, il loro rapporto non può
decollare in quanto il dolore della protagonista produce delle ferite che sono ben lungi
dal rimarginarsi ma un po' di pazienza e la magia della musica
riuscirà alla fine a far incontrare queste due solitudini...
Il film di Faenza è stato troppo duramente e ingiustamente attaccato dalla critica che non fa altrettanto con certe commedie americane di recente invasione sui nostri schermi. Realistico il tema trattato, ottimamente rappresentato nella prima parte, molto scorrevole; qualche caduta di ritmo si può riscontrare nella parte finale che però poco toglie al lavoro complessivo del regista che usa sensibilità e psicologia. Bravissima Margherita Buy, fin troppo misurato Zingaretti.