Non riesco a capire come si possa apprezzare questo film.Io non riuscivo a starmene seduto un attimo tanta era la noia davvero deludente woody allen nsarebbe da cancellare dall'albo dei registi..almeno quando si va a vedere un film di boldi-de sica trasmettiamo la comicità italiana invece con woody uno si aspetta un capolavoro e invece si deve sorbire questa pagliacciata
Apprezzo moltissimo Woody Allen, sopratutto come regista, ma questa volta non ci siamo. Non è la prima volta che Allen produce film non all'altezza di un "Broadway Danny Rose" o di un "Zelig" e non ho ancora capito perché si senta obbligato a fare cinema quando non è in vena o non ha sottomano una sceneggiatura valida. Irritante l'idea dei doppiatori di far parlare Biggs nello stesso modo di Woody, dato che in v.o. non lo fa.
Anithing else
a venezia woody allen è ormai di casa, afferma che sarebbe l'unica città con cui sostituirebbe new york e non si nega ai fans e ai riti della mostra del cinema, come avrebbe fatto in passato.
certo qualcosa è cambiato nel vecchio woody e un po' si sbaglia a pensare che tutte le sue ultime opere si equivalgano. assistendo alla proiezione del film, sulle prime - anche per me - l'impressione è questa: rieccoci al solito prodotto di buona fattura, con le battute di sempre, con il noto bagaglio musicale, puntuale come l'autunno che ritorna e gli alberi che ingialliscono, pensavo. poi ti accorgi, rivedendo la pellicola dentro di te, che non è proprio così. quando sopra accennavo a un cambiamento, pensavo non solo alla saggezza dell'età, ma soprattutto al sostanziale pessimismo che percorre anithing else. il regista-attore infatti gioca un ruolo che non è più quello dell'intellettuale nevrotico e indifeso. david dobbel è una specie di paranoico che frantuma macchine per ristabilire la giustizia, che invita ad armarsi, che uccide alla fine un agente. tutto ciò passa un po' in secondo piano, perché tutti siamo abituati a gustare e ricordare le fulminanti battute di woody; eppure il personaggio ha una sua serietà, che richiedeva necessariamente un alter ego più giovane proprio per far risaltare che l'allen maturo è altro. si potrebbe dire che il film si basa su un transfert dei tic del frustrato personaggio di "provaci ancora, sam", su una specie di copia (jason bigg) e questo gli permette di liberare quell'aggressività e disincanto che sottendono la successione delle battute. non ci meraviglierebbe perciò se questo film preludesse a un ritorno al drammatico. vedremo.
intanto la storia, esile come sempre, condotta con leggera.maestria e costruita con gli ingredienti formali che i suoi ammiratori ben conoscono. ecco quindi la narrazione in prima persona col personaggio che si rivolge al pubblico, secondo terapeuta della situazione, ecco il contrappunto di voci e di musiche raffinate, ecco i campi e i controcampi e la calda e nitida fotografia, a seconda che si tratti di interni-esterni , le carrellate laterali sui luoghi della città a lui più cari., central park al primo posto, ecco infine il ritmo scorrevole, l'atmosfera intima e accattivante.
la storia racconta "i dolori del giovane jerry falk" (jason bigg), giovane scrittore di testi comici per cabaret, e della sua incapacità di abbandonare tutto ciò che gli impedisce di realizzarsi. purtroppo niente per lui funziona, nè la storia con amanda (christina ricci), un'ambigua e seducente ragazzina, infantile ed egoista, che se lo rigira come vuole, nè il rapporto con il suo agente che peggiore non si può (danny de vito), totalmente negato e che gli si appoggia come cliente unico. finchè non si imbatte in david dobbel, un sessantenne scrittore di testi com
In programmazione al pavone, al turrenetta, al gherlinda
anithing else di woody allen
olga di comite
a venezia woody allen è ormai di casa, afferma che sarebbe l'unica città con cui sostituirebbe new york e non si nega ai fans e ai riti della mostra del cinema, come avrebbe fatto in passato. certo qualcosa è cambiato nel vecchio woody e un po' si sbaglia a pensare che tutte le sue ultime opere si equivalgano. assistendo alla proiezione del film, sulle prime - anche per me - l'impressione è questa: rieccoci al solito prodotto di buona fattura, con le battute di sempre, con il noto bagaglio musicale, puntuale come l'autunno che ritorna e gli alberi che ingialliscono, pensavo. poi ti accorgi, rivedendo la pellicola dentro di te, che non è proprio così. quando sopra accennavo a un cambiamento, pensavo non solo alla saggezza dell'età, ma soprattutto al sostanziale pessimismo che percorre anithing else. il regista-attore infatti gioca un ruolo che non è più quello dell'intellettuale nevrotico e indifeso. david dobbel è una specie di paranoico che frantuma macchine per ristabilire la giustizia, che invita ad armarsi, che uccide alla fine un agente. tutto ciò passa un po' in secondo piano, perché tutti siamo abituati a gustare e ricordare le fulminanti battute di woody; eppure il personaggio ha una sua serietà, che richiedeva necessariamente un alter ego più giovane proprio per far risaltare che l'allen maturo è altro. si potrebbe dire che il film si basa su un transfert dei tic del frustrato personaggio di "provaci ancora, sam", su una specie di copia (jason bigg) e questo gli permette di liberare quell'aggressività e disincanto che sottendono la successione delle battute. non ci meraviglierebbe perciò se questo film preludesse a un ritorno al drammatico. vedremo.
Un capolavoro e per me il migliore film di Allen, il cui valore è giustamente stato riconosciuto anche da Tarantino. Eccezionale, unica nel suo genere, è una pellicola che vive del sapore, genuino o calcolato, dell'improvvisazione. Superlativi i dialoghi, con punte di genialità che toccano l'apice nelle molte perle di saggezza elargite dal regista nel corso dei numerosi dialoghi con il suo golem inconsapevole Jerry Falk ("ascolta gli altri ma poi fai quello che vuoi"), spesso e volentieri talmente enfatizzati e surreali da distogliere l'attenzione dalla storia sentimentale di base, comunque deliziosa nella sua confezione jazz vintage da commedia classica, che diventa una semplice sfumatura nevrotica delle tante che governano New York. Lo spettro si amplia talmente da far evaporare qualsiasi senso individuale, proiettandosi all'universale. In questo modo il film diventa un involucro a più livelli potenzialmente in grado di raccontare milioni di storie, come un monologo del comico, dove tutto può significare qualcosa o semplicemente nulla. Fantastico, tutti in ruolo e perfetti gli attori, bravissima e affascinante la Ricci, lavorare con Allen è un sogno agognato da molti, ma il regista sa scegliere scrupolosamente i propri interpreti e si vede. Un gioiello probabilmente inimitabile, ma non un film per tutti. Purtroppo fuori dalle righe il doppiaggio italiano, con qualche interpretazione discutibile dei dialoghi, comunque molto complessi, ed eccessive libertà nell'interpretazione del protagonista. Guardatelo in inglese.