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Dancer in the dark

Opinioni presenti: 63
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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Brividi e lacrime per Björk

(10/10) Voto 10di 10

E' un film destabilizzante, che non può lasciare indifferenti. Può irritare a causa di un Von Trier che calca cinicamente la mano nella più totale oscurità del melodramma, ma riesce soprattutto a incantare grazie alla strabordante presenza scenica di Björk/Selma, autrice di una colonna musica di rara bellezza, una perla che mette in evidenza la sua vocalità divinamente unica e il suo talento in fase compositiva. Le parti musicali danno infatti respiro al film, ci liberano dall'atmosfera opprimente in cui si snoda la tragica trama, ma restano comunque sempre ancorate ad essa. La base musicale delle visioni di Selma è sempre un suono reale, che poi viene campionato e manipolato da Björk, la quale aggiunge con maestria fasce armoniche di archi, beats, suoni minimali e una voce di un'espressività inarrivabile. E' una musica utopica, che fonde malinconia a libertà, grido e canto. La serie di ingiustizie e disgrazie che Selma deve subire è quasi insostenibile per lo spettatore, che però difficilmente riesce a svincolarsi dal tunnel sempre più cieco dello strazio costruito con cinica maestria dal regista danese e interpretato con autentico dolore dalla cantante islandese. Le lacrime sono praticamente assicurate, i brividi e gli scossoni emotivi pure. Un capolavoro estremo e coraggioso.



Frenghy, 19 anni, Firenze.




La morale di Selma

(10/10) Voto 10di 10

“Dancer in the dark” è idubbiamente il capolavoro del regista danese Lars Von Trier, fondamentelmente per due motivi:: per la storia che si snoda su un piano indissolubile di forma e contenuto, mai, infatti, si era vista nel cinema degli ultimi anni, una capacità narrativa da parte del regista che oltre a sfruttare i classici canali emotivi nel rappresentare anche le scene più tragiche, si sposta molto su un piano strettamente intellettuale, tanto da spingere lo spettatore oltre che a commuoversi e rammaricarsi per quanto succede alla povera Selma, protagonista del film, a pensare, a ritrovarsi continuamente con la mente inchiodata su quanto sia miserevole e meschina la condizione umana. Il secondo motivo ce lo suggerisce la straordinaria interpretazione di Bjork, che è qualcosa di unico e purtroppo, da quanto si è appreso dopo la sua premiazione a Cannes nel 2000 come migliore attrice, anche irripetibile. Ma tornando al film, ci si chiede spesso chi è Selma per il regista Von Trier? ebbene, ella incarna, in un certo senso, la perfezione di un principio etico che si scontra con le debolezze, l’ingnoranza degli uomini, la cattiveria senza possibilità alcuna di redenzione della nostra società. Selma, a differenza di Bess (protagonista ne “Le onde del destino) non è l’agnello docile che accetta impotente il sacrificio, ma gli viene offerta la possibilità di cambiare il proprio destino, solo che questo comperterebbe la rinuncia di ciò per cui ha lottato tutta una vita: impedire alla malattia del figlio di farlo diventare un cieco come lei. È allora ecco che il suo sacrificio ha un senso, anzi, l’unico avvenimento che dà senso alla sua vita.”



Mauro, 30 anni, Messina.




Non c'è via di fuga

(10/10) Voto 10di 10

Von Trier è un bastardo. Lo è perchè dice la verità, la estremizza, la esaspera e non concede tregua ai suoi eroi. E' un bastado perchè dell'umana specie vede solo l'egoismo, la stupidità e l'ingratitudine. E' un bastardo perchè lui, laido sadico del cinema, ritrae il buono insidiato dai cattivi. Perchè la cosa più difficile al mondo è fare la cosa giusta. Perchè è vero, l'uomo si fa buono e comprensivo solo di fronte alla morte e alla tragedia, ed è sorda alle richieste d'aiuto dei bisognosi. Come il personaggio interpretato dalla bravissima Bjork. Selma è giovane, straniera, comunista, povera e cieca. Si fa un culo così giorno e notte, mette da parte ogni centesimo perchè il figlio a cui ha trasmesso la malattia che lo renderà cieco venga operato. Vive in un America che ama per i musical e per la buona gente che ha creduto di trovare. La sua vita è l'archetipo del dolore puro, una vita che non ha conosciuto amore nè ricchezze, ma solo privazioni. Solo i musical, lì nella sua testa sognante, possono illuderla che la gente le voglia bene, che tutto nella sua vita sia stupendo, che nel mondo non ci sia più nulla da vedere perchè ormai si è felici. Ma quando coloro in cui aveva riposto fiducia e affetto la tradiscono, rubandole tutti i suoi soldi, cosa può fare una piccola creatura senza più speranze. Difendersi, piangere, cercare di riprendersi tutto in un'ultimo scatto. Stavolta quello scatto è stato uccidere il ladro. Come se l'aspettassero al varco, accorrono testimoni e accusatori, tutti contro di lei senza che lei possa opporsi (per una pura fedeltà agli stupidi patti umani), la pongono ad un giudizio implacabile. Chi è ricco e ruba, umilia, picchia e ammazza indiscriminatamente, può pagare la propria salvezza, ma i giusti sono relegati ai loro stenti, e infine condannati. Non c'è fuga per i giusti, quando governano gli ingiusti. O hai soldi o muori. O inganni o muori. Che schifo, vivere così. E Von Trier ha ancora il coraggio di spiegare tutto questa senza pietà, senza tristezza: nel suo film, intriso di musiche retrò e macchine a mano digitali, non c'è che tragedia. Selma non può che sognare, in questo orrore cieco, e con lei sognamo noi: sognamo attraverso il suggestivo occhio della videocamera, percepiamo i colori saturi di un paesaggio stupendo nel sogno, terribile nella realtà. Con l'occhio impietoso del Dogma (no, non l'ha abbandonato se non nelle parti di musical) noi guardiamo gli interni delle fabbriche che prendono vita, ci lasciamo prendereda un film scarno e povero come Selma, ma che come Selma ha una sua bellezza, un suo spettacolo. Vi sfido a non farvi travolgere dal "sense of wonder" ogni volta che vedrete gli operai danzare in fabbrica, i boscaioli saltare sul treno con contorni sfumati, ad ascoltare la bellissima voce di Bjork sulle sue note strazianti; e ad abbandonare la meraviglia, una volta che il destino di Selma si rivelerà ineluttabile, e a cercare disperatamente di scoprire che quella non è l'ultima canzone.



Fabio, 17 anni, Bari.




l angelo venuto da lontano: bjork

(10/10) Voto 10di 10

dire che dancer in the dark è un film eccezzionale è un insulto all opera divina di lars von trier... ma il merito principale va alla dolcezza bambinesca ed alla bravura incontrastata di bjork, le musiche sono melodie magiche grazie alla sua voce straordinaria voce. Bellissimo il duetto di bjork con york dei radiohead in I'v seen it all... cmq un film assolutamente da vedere



Mauro, 18 anni, Monza (MI).




Un ultima canzone destinata a durare per sempre.

(10/10) Voto 10di 10

Uno dei migliori film degli ultimi 5 anni. un film che è una poesia. racchiude in se la vita, la morte, l'amore che una madre puo' provare per il suo proprio figlio. un capolavoro perfetto, sia registicamente che per gli interpreti: la deneuve e morse sono bravissimi, björk è stupenda. inizialmente avevo i mei dubbi su questo film, dato che è stato girato solo con la camera a mano. credevo di vedere un film che tremasse dall'inizio alla fine. invece l'uso della camera a mano non disturba, anzi è un grande metodo per creare un atmosfera realistica e intensa. bellissima la fotografia (penso a björk seduta vicino al lago). un film mai noioso, dolce (non mieloso), duro, triste, con una grande quantità di situazioni memorabili e stupende. un film teso, che tiene incollato alla tv fino alla tragica fine. un capolavoro immenso, che da oggi in poi avrà un posto nel mio cuore e nella hitparade dei miei film preferiti. grazie von trier, spero di vedere presto "breaking the waves".



Giacomo, 15 anni, Svizzera.





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