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Offset
Esternalizzazione, delocalizzazione, permessi di soggiorno, permessi di lavoro ect ect. L'Unione Europea continua ad "allargarsi" anche se le linee guida che dovrebbero uniformare in certi ambiti (legislazione, difesa e modello economico) i paesi membri, diventano sempre più parole fumose. Inutile quindi negare che le ragioni di queste continue annessioni sono soprattutto (solo) di natura economica.
"Offset" per certi versi rappresenta tutto questo, e non solo da un punto di vista narrativo di cui poi si dirà, ma anche per quello legato alla sua realizzazione: una coproduzione franco-tedesca-svizzera ambientata in quella Romania che da primo gennaio 2007 entrerà a far parte appunto dell'Unione europea.
Il regista Didì Danquart costruisce un noir dalle varie letture a partire dal fidanzamento a Bucarest di una "lei" rumena, bellissima segretaria reduce da una storia adultera con il proprietario della tipografia in cui lavora, ed un "lui" tedesco, tecnico grafico presso la stessa azienda. Il matrimonio si celebrerà nel giro di una settimana, ma dubbi, vecchi ritorni di fiamma e la difficoltà nell'organizzazione del tutto fanno si che il rapporto tra i due si incrini a poco a poco fino...
Ne esce un film che, limitandosi, all'apparenza, ovvero la storia raccontata per come appare, fila via liscio verso la fine senza grossi sussulti, né cadute di stile. Scavando un pò più a fondo, ricollegando al tutto le considerazioni sull'attualità, ecco invece che si scopre come i personaggi siano i Paesi che rappresentano e il matrimonio la difficile unione tra due culture che non hanno troppo in comune. Una fabbrica che per gli stranieri forse non è così conveniente come si pensava (si pensi al rifiuto dei Francesi che rinviano la sigla sul contratto), due famiglie che non trovano una lingua comune con cui dialogare, una giovane che non sa se dedicarsi al giovane forestiero o restare ancorata al burbero, ma pur sempre affidabile, vecchio connazionale. Una metafora che va bene per tanti paesi dell'est Europa sempre visti come "coloro che ci guadagnano", sfatando il secondo periodo di quella famosa frase di Stanley Kubrick: "Le superpotenze si comportano da gangster ed i paesi piccoli da prostitute"...
La frase: "Neanche un bue vive bene con un poveraccio".
Andrea D'Addio
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