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Nottetempo











Un tragico incidente stradale cambia, in modo diverso ma profondamente per tutti, la vita del tenebroso poliziotto Matteo (Pasotti), della giovane e innamorata Assia (Torresi) e del decaduto cabarettista Enrico (Imparato). I tre partono da Napoli e si ritroveranno a Bolzano, ognuno per soddisfare un proprio differente scopo, ottenendo tutti se non l’esatto contrario di quanto si erano prefissi, quantomeno qualcosa di molto distante.
Dopo aver fatto esperienza nei cortometraggi e negli spot pubblicitari, il trentottenne Francesco Prisco supera brillantemente l’esame d’esordio alla regia di un lungometraggio e lo fa realizzando un film che non è di genere, ma che col genere (il noir) ci flirta, riuscendo a “sporcarsi” anche d’altro (il thriller e in piccolissima parte anche il road movie). È un film che ha nella scrittura (lo stesso Prisco insieme a Morelli e Rosella) ma soprattutto nella fotografia cupa e quasi austera di Francesco Di Giacomo i suoi punti di forza, quel tocco che rende Nottetempo un prodotto di stampo molto poco italiano. L’oscurità delle immagini è lo specchio delle ombre interne che tutti e tre i protagonisti si portano dentro e che li costringono a muoversi, inconsapevolmente e fatalmente, ognuno verso l’altro. “Dalla notte si parte e alla notte si ritorna” ha detto a proposito Prisco. Molto buona la prova di Giorgio Pasotti nel per lui inedito ruolo del cattivo (o, come ha preferito definirlo il regista, dello “scorretto”). Bene anche Nina Torresi ma, se c’è un’eccellenza attoriale in questo film, è quella di Gianfelice Imparato che, nonostante le battute scarne ed essenziali (o forse proprio grazie ad esse) riesce a dar vita ad un personaggio romantico e credibile.
Efficace anche la scelta di rendere irriconoscibili i luoghi nei quali si aggirano i protagonisti (eccezion fatta per le montagne di Bolzano). Il film, come ha avuto modo di dire il regista, “potrebbe in fondo essere ambientato ovunque”, il punto focale non è la specificità dei luoghi, ma quello che essi (Napoli e Bolzano) rappresentano: due opposti nei quali i protagonisti possono trasformarsi e capovolgersi.
Le pecche non mancano: il film ci mette forse un po’ troppo a ingranare e in generale la tensione non è così forte come un film del genere richiederebbe, ma sono ampiamente compensate dai tanti citati meriti collettivi che fanno di Nottetempo un prodotto originale che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che la commedia non è l’unica via per un’opera prima.

La frase:
"Ha una tristezza strana negli occhi, come un dolore grande che conosce solo lui".

a cura di Alessio Altieri

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