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Notizie degli scavi
Dopo venti anni Emidio Greco, regista di "Una storia semplice" vincitore di numerosi premi importanti e del Leone d'oro, torna a Venezia presentando fuori concorso il suo nuovo lavoro: "Notizie degli scavi". Il film è l'adattamento e rielaborazione dell'omonimo racconto di Franco Lucentini (Roma, 1920 – Torino, 2002). Non è la prima volta che il regista, rielabora testi letterari per il cinema ed è evidente la sua capacità di rispettare lo stile dell'autore, di ricreare le atmosfere dei romanzi. In questo caso, sebbene la storia venga trasportata nel presente e quindi attualizzata, permane il tocco gentile e delicato dalle atmosfere soffuse, piene di particolari che vengono catturati dall'obiettivo della telecamera. Vi è un alternarsi di luoghi e atmosfere, i piccoli ambienti familiari della cucina e delle stanze da letto pieni di oggetti si mescolano a quelli spogli dell'ospedale o agli interni dei mezzi pubblici, fino a splendide carrellate sui reperti di Villa Adriana di Tivoli. Qui fra le statue e i giochi d'acqua il rumore della vita quotidiana viene sostituito da quello della natura che lascia subito il passo ad una colonna sonora lenta, morbida e maestosa che raggiunge il lirismo e riecheggiano le atmosfere del film "Notte italiana" di Carlo Mazzacurati del 1987. I paesaggi sono certamente diversi, mentre qui tutto è illuminato dal sole, nel film di Mazzacurati vi è la nebbia, la pioggia, ma il tocco leggero e dolce è molto simile, quasi nostalgico e immenso. E' un racconto morale sulla vita, sulle incertezze che riserva e soprattutto sulla bellezza come unico punto fermo nella realtà. I protagonisti sono due persone diverse, opposte, unite però dalla condizione non certo allegra in cui si trovano a vivere, uno è un uomo di 40-45 anni soprannominato ironicamente "il professore", incapace di concentrarsi, dal carattere servile e dignitoso, vile ed orgoglioso, lei è una prostituta chiamata "La Marchesa", che cerca conforto dopo una delusione d'amore che l'ha spinta a tentare il suicidio. Sono due persone sole, così diverse che sembra impossibile che fra loro possa nascere qualcosa, impossibile perfino l'amicizia a causa delle loro contraddizioni, tuttavia sembrano riuscire a capirsi e a confortarsi superando gli orrori della vita e la sua incertezza. Scoprono la bellezza che è nell'altro e intorno a loro grazie al contatto che hanno con i reperti archeologici di Villa Adriana a Tivoli, capaci di risvegliare la loro coscienza. E' una concezione estetica a metà fra Kant e Platone. Il ritmo è lento, i dialoghi sono numerosi, ma il linguaggio è certamente complesso, pieno di riferimenti, sottintesi, logiche particolari che evidenziano le stranezze dei due protagonisti.
La frase:
- "Per farmi compagnia perchè sto sola"
- "Ma scusa, che compagnia ti posso fare io!"
Federica Di Bartolo
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© Massimiliano Cilli
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