Natale in Sud Africa
Subito dopo i titoli di testa, sulle note di "Waka waka" che accompagnano le immagini quasi disneyane di elefanti che ballano, abbiamo il professor Massimo Rischio (Massimo Ghini), il quale sta per operare l’ultima ernia del disco prima di partire per le vacanze di Natale nella Savana, dove, insieme al ricco macellaio toscano Ligabue (Giorgio Panariello) detto Bue, quella che doveva essere una caccia grossa si trasforma nella gara al corteggiamento della sexy zoologa italo-argentina Angela (Belén Rodriguez), alla ricerca del mitico insetto Lepidotterus Ceruleus Paradisiacus.
E, prima ancora dell’entrata in scena di Carlo (Christian De Sica) e della sua seconda moglie Susanna (Barbara Tabita), i quali, anch’essi vacanza in Sud Africa, incontrano casualmente Giorgio (Max Tortora), ex socio in affari e fratello minore di lui che lo truffò portandogli via il patrimonio e la compagna Marta (Serena Autieri), facciamo conoscenza con i fidanzatini Vitellozzo (Alessandro Cacelli) e Laura (Laura Esquivel), rispettivamente figli di Ligabue e Rischio.
Con lo spasimante Mauro (Brenno Placido) a fare da terzo incomodo tra i due ragazzi ed immancabili immagini da cartolina destinate a catturare spesso l’attenzione dell’obiettivo di ripresa, sono questi gli elementi su cui si costruisce il cinepanettone Filmauro 2010, diretto come la maggior parte dei precedenti tasselli della saga natalizia De Laurentiis dal fantozziano Neri Parenti che, oltre a concedersi un’apparizione nel corso dei primi minuti di visione, ne cura anche la sceneggiatura insieme ad Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni, Alessandro Pondi e Paolo Logli.
Sceneggiatura che, curiosamente, non tira in ballo alcun riferimento ai Mondiali di Calcio 2010, svoltisi proprio in Sud Africa, preferendo invece concentrarsi su gag che vedono coinvolti i vari esponenti della fauna locale, dagli elefanti ai leoni, e perfino un improvvisato intervento chirurgico dagli esiti cartooneschi.
Ma, sebbene la dose di volgarità appaia meno fastidiosa del solito, nonostante parolacce ed escrementi vari, si avverte non poco la mancanza di momenti e battute che siano veramente capaci di divertire lo spettatore.
Perché, tra la Rodriguez definita "polignocca" anziché "poliglotta" da un Panariello al suo peggio e De Sica che, qui alle prese anche con l’alito pesante, si limita a rifare sé stesso, risulta piuttosto difficile sfoggiare il proprio sorriso dinanzi a 105 fiacchi, noiosi minuti di visione rientranti di sicuro tra i peggiori sfornati da Parenti nel corso della sua carriera.
Minuti di visione che ci spingono prima ad interrogarci su quale fosse l’effettiva utilità dell’irrilevante, breve vicenda della Esquivel, poi, complice anche il precedente, pessimo "Natale a Beverly Hills" (2009), a suggerire a De Laurentiis di orientarsi verso una nuova formula (o di tornare a quella vecchia del primo, insuperabile "Vacanze di Natale"), almeno per far sì che il genere non muoia in maniera definitiva.
La frase: "Massimo Rischio e fa il chirurgo? Non so se mi farei operare da lei molto volentieri".
Francesco Lomuscio
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