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Mission Impossible: FalloutLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio25 luglio 2018Voto: 6.0
Dove avevamo lasciato l’agente segreto Ethan Hunt, ingiustamente accusato della morte di tutti i componenti della sua squadra nel “Mission: impossible” derivato nel 1996 dall’omonima serie televisiva e che, diretto da Brian De Palma, ha finito per generare quattro sequel rispettivamente curati da John Woo, J.J. Abrams, Brad Bird e Christopher McQuarrie?
Con le immancabili fattezze del Tom Cruise che è anche produttore dell’intero franchise, lo avevamo lasciato nel 2015 – tra un’assurda impresa di taglio bondiano a bordo di un aereo e uno scontro all’opera di Vienna - in “Mission: impossible - Rogue nation”, impegnato ad eliminare il Sindacato, organizzazione criminale di agenti speciali altamente qualificati e incaricati sia di distruggere la IMF che di creare un nuovo ordine mondiale attraverso una serie di attacchi terroristici. Un tassello che, caratterizzato da tensione quasi del tutto assente, poca verve e sequenze action buone ma eccessivamente brevi, rientrò insieme al secondo, senza alcun dubbio, tra i meno convincenti della serie; riuscendo, comunque, a garantire il ritorno del sopra menzionato McQuarrie al timone di regia di questo sesto “Mission: impossible – Fallout”, dispensatore di un effetto sorpresa già a partire dall’introduzione in cui si parla di attentati in diverse parti del mondo, compresa Roma. Perché, con Ving Rhames, Simon Pegg e Rebecca Ferguson che tornano ad affiancare il protagonista nei ruoli di Luther Stickell, Benji Dunn e dell’ex agente britannico Ilsa Faust, è in maniera molto semplice su una corsa contro il tempo mirata al recupero di un carico di plutonio pericolosamente destinato all’attuazione di stragi in giro per il globo che poggiano le quasi due ore e mezza di visione. Quasi due ore e mezza che vedono anche Alec Baldwin per la seconda volta nei panni del dirigente della CIA Alan Hunley; mentre Angela Bassett si aggiunge al cast in quelli della nuova direttrice dell’agenzia di spionaggio civile Erica Sloan, pronta ad imporre a Ethan l’agente August Walker, ovvero il Superman del grande schermo Henry Cavill. Non a caso, è proprio quest’ultimo a cimentarsi al fianco di Cruise in un vertiginoso lancio ad alta quota che, insieme a un violento corpo a corpo consumato in bagni pubblici, una fuga a bordo di un camion in una strettissima strada di Parigi, frenetiche corse in motocicletta e una scorribanda sui tetti occasionalmente interrotta da esilaranti interventi del citato Pegg, rappresenta il consueto comparto di intrattenimento a suon di spettacolarità che non manca di manifestare, però, un certo sapore di déjà vu già avvertito nel capitolo precedente. Capitolo rispetto a cui, però, questo “Mission: impossible - Fallout” appare decisamente più coinvolgente ed appassionante grazie soprattutto alla lunga sequenza ambientata nel Kashmir. Infatti, sebbene sia ormai andato chiaramente perduto quel personale tocco di autorialità che aveva finito per impreziosire ulteriormente almeno i primi tre appuntamenti del franchise, l’emozionante alternarsi dell’inseguimento tra elicotteri e della tesa impresa per disinnescare il detonatore vale da solo il prezzo del biglietto. La frase dal film:
“Se si fosse tenuto stretto il plutonio, ora non ci troveremmo qui a parlarne” I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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