Million dollar baby
Come il buon vino Clint Eastwood migliora col passare del tempo e così Million dollar baby proviene senza dubbio da uno dei migliori raccolti delle ultime annate. Eastwood non s'inventa nulla, sia chiaro. Il suo è un cinema vecchia maniera, un cinema fatto di bianco e di nero, di ombre e di sentimenti. Un cinema che ti prende per mano, e ti narra di persone, del loro presente, dei loro rimpianti e dei loro sogni facendoteli vivere in prima persona, e così soffri, ridi, piangi, esulti e rifletti proprio come se fossi tu il protagonista, come se tutto questo stesse accadendo proprio a te. E se questo non è un grande merito, allora significa proprio che il cinema ha perso di vista le proprie, imprescindibili, origini...


Se Mystic River era un film abbastanza corale, Million dollar baby sceglie fin da subito i suoi protagonisti.
Frankie Dunn (Clint Eastwood) è un allenatore/manager di boxe. E' un tipo scorbutico, deluso dalla vita, che passa le sue giornate tra la chiesa e la palestra di cui è proprietario. Proprio lì vive il suo unico amico Scrapt (Morgan Freeman), un ex pugile che gli fa da uomo delle pulizie.
Quando la non più giovanissima Maggie (Hilary Swank) insiste con Frankie perché l'alleni e la faccia diventare una "pugilessa" professionista, lui nonostante un'iniziale reticenza, finisce per accettare, mettendo da parte diffidenza e pregiudizi...

Non aspettatevi il classico film sportivo che offre parallelamente successi atletici e riscatti personali. La boxe ha avuto i suoi eroi cinematografici, Eastwood lo sa, e così questo aspetto non è che a margine di trattazioni più profonde. Ciò che interessa a quest'attore divenuto ormai grande anche dietro la cinepresa, è far vivere i suoi personaggi. Intorno ci costruisce un ambiente fatto quasi esclusivamente di interni, in cui i nostri protagonisti vengon continuamente divisi fra buio e luce artificiale. Non c'è mai vera gioia, il pessimismo è latente così come avevamo visto in Mystic River, e non è un caso che anche qui come in "Nei ponti dei Madison County", ci riviene citato quel Yeats che disse "Ho calcolato tutto, valutato ogni cosa: e gli anni a venire mi apparvero spreco di fiato, e spreco di fiato gli anni del passato".
La religione (Dunn si reca a messa tutti i giorni) viene poi quasi derisa, se c'è salvezza per gli uomini, sembra volerci dire Eastwood, è in loro stessi, nella loro capacità di cambiare, di rinnegarsi, di amare, di cercare di "vivere". Sugli attori... Se Morgan Freeman ci fa da voce narrante quasi a ricalcare Red, il personaggio che lo rese celebre nel bellissimo "Le ali della Libertà", l'atletica e credibile boxeur Hilary Swank conferma che l'Oscar ricevuto per "Boys don't cry" non fu casuale.
Eastwood, beh, è il solito Eastwood, ovvero una garanzia di qualità su tutti i fronti.

La frase: "A volte per tirare un colpo vincente bisogna arretrare, ma se arretri troppo non combatti più."

Andrea D'Addio

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