Mars - Dove nascono i sogni
Un cinema di metafore, il cui senso è nelle immagini ma ancor più palesato nei dialoghi.
Protagonista, un ex pugile amante della poesia, proveniente dalla capitale russa. Si addormenta su un treno e finisce come un estraneo in una provincia in cui si ritrova al centro dell’attenzione, afflitto dal sonno e dagli incubi, in fuga per poi tornare al punto di partenza, ad una nuova sconfitta sul ring. Quel luogo era Mars, paese con un passato ingombrante testimoniato da una statua di Lenin impacchettata. Qui regna desolazione (“vedi qualche uomo qui? Sono estinti”), condanna alla realtà (“tutti dovrebbero avere un sogno”), incertezza (“se anche facevamo qualcosa che avevamo pensato, non è mai come l’avevamo pensata. Quindi siamo obbligati a chiederci che cosa volevamo davvero”), immobilismo (“non fate niente, così non avrete dispiaceri”), blocco culturale (si vede e si parla di "Casablanca" e "Vacanze romane", ed è però anche un modo per rendere omaggio al cinema che fu: “non fanno più film così”) e voglia di andar via (davanti all’agenzia Eden, per matrimoni con stranieri, c’è la fila).
Una variopinta situazione caotica - con pupazzi di peluche e dipinti giganti di Marx su stoffa ovunque, mele blu, anziane con i ciucci (“è un manicomio qui”) - in cui mancano i punti fermi, tra una zattera ribaltata da un battello, una casa di legno in fiamme e un uragano in arrivo.

Dopo gli studi all’Istituto Nazionale di Cinematografia di Mosca, Anna Melikian ha collaborato in post-produzioni e diretto documentari e programmi tv. Mentre "The Mermaid" (Rusalka), il suo lungometraggio successivo, ha ottenuto il Gran Premio della giuria al Sundance e il Premio FIPRESCI a Berlino, questa cineasta classe 1976 arriva in Italia con "Mars – Dove nascono i sogni" (grazie ad Officine Ubu) a tre anni dalla realizzazione. Un debutto di classe e interesse nel quale Melikian - che firma pure la sceneggiatura - si muove tra onirico criptico, dramma e un lirismo che lascia il godimento dell’ambientazione in un incantevole, piccolo centro della Crimea e di una vivida fotografia.

La frase: "C’è vita su Mars? Ora non più".

Federico Raponi

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