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Man from Plains
La nomea che Jimmy Carter si fece durante la propria presidenza (la 39esima degli Stati Uniti) fu per tanti anni quella di un’incapace.
Effettivamente durante il proprio mandato ci fu un riacutizzarsi della guerra fredda e tante delle proprie leggi promosse per la politica interna furono respinte dal congresso. Non era “un uomo di potere”, aveva studiato fisica nucleare e la presidenza la raggiunse soprattutto perché prima di lui c’era stato lo scandalo Watergate e di repubblicani gli americani sembravano averne avuto abbastanza. Si presentò come un uomo nuovo, semplice, legato molto alla sua terra natia, la Georgia e concentrato soprattutto sul problema dei diritti umani, ma il suo quadriennato fu valutato un insuccesso e gli successe l’ex attore Ronald Reagan. Nel 2002 invece la svolta che finalmente lo riabilita mediaticamente: un premio Nobel per la pace “per il suo impegno decennale alla ricerca di soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali, all'affermazione della democrazia e dei diritti umani e alla promozione dello sviluppo economico e sociale”. Al centro delle sue trattazioni la volontà di frenare la spirale di violenza e conflitto del Medio Oriente. Una questione di cui ha parlato anche nel 2006 pubblicando il best sellers “Palestina. Pace, non apartheid”.
Jonathan Demme segue il tour promozionale che ne è seguito, arricchendo il materiale girato direttamente con spezzoni delle trasmissioni televisive e radiofoniche cui Jimmy Carter ha partecipato. Nei discorsi dell’ex Presidente, una visione della situazione israelo-palestinese che vede il governo di Gerusalemme come il maggiore responsabile dell’attuale fase di stallo. I muri che dividono le due zone palestinesi, Gaza e la West bank, da Israele sono stati costruiti nei territori islamici e non sul confine. Allo stesso tempo non sono state ancora completamente rispettate le risoluzioni dell’Onu sui territori occupati. Parlando di Medio oriente, Demme fa parlare Carter anche dell’Iraq e dell’amministrazione Bush. Il centro del documentario diventa così non Jimmy Carter, ma le sue idee e, di riflesso, quelle di un regista che non si trova d’accordo con la politica del proprio Paese e di quella israeliana. Le uniche interviste inserite nel film sono ad appannaggio di un detrattore, ex collaboratore, di Carter, testimone a suo dire di una diversa visione dei fatti ( e cioè resoconti di viaggi, eventi e conoscenze) che ha condiviso con l’ex presidente. Ne esce fuori un film politico che, senza entrare nel merito delle idee, ha il suo unico limite nella ridondanza con cui vengono presentati alcuni contenuti. Più volte si ritorna a dire la stessa idea o sottolineata la semplicità del protagonista, che come dice già il titolo “l’uomo da Plains”, intende non solo come luogo di nascita, ma anche, traducendo, l’uomo dalle evidenze, dalle cose chiare.
La frase: "Quando lasciai la Casa bianca pensavo di aver posto le basi per un accordo permanente. (a proposito della guerra israelo-palestinese)".
Andrea D’Addio
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