Mamma Mia!
La versione cinematografica di uno dei musical recenti di maggior successo (nato nel 1999 a Londra, ha già superato per numero di repliche a Broadway un mostro sacro come "Tutti assieme appassionatamente") attira prima di tutto per la sua protagonista, Meryl Streep. Che sia una delle più grandi attrici della storia del cinema era fuor di dubbio, ma che si calasse nel ruolo di una mamma che canta e saltella come una dodicenne su di un letto, era difficile immaginarlo. E’ proprio questa però la grandezza della due volte premio Oscar: il riuscire a rendere credibile e sempre adeguato qualsiasi personaggio che si trovi ad interpretare. Una forza che di riflesso si spande su tutto questo film.
La storia è presto detta: la giovane Anna, vissuta in Grecia da quando la mamma americana ha deciso di stabilirsi in un’isoletta a gestire una pensione, non sa chi sia il proprio padre. Per il suo matrimonio invita così i tre partner che la mamma ebbe venti anni prima, esattamente quando fu concepita, per conoscerli e capire di chi sia figlia.
L’intrigo familiare diventa ben presto il pretesto per mettere in bocca a tutti i personaggi diversi successi degli Abba. (si potrebbe dire che è la stessa operazione fatta per i Beatles con "Across the universe"). Messe una dietro l’altra, le canzoni della celebre band svedese diventano così il filo narrante di una vicenda leggera e allegra. Certo, è un film costruito per "piacere": le immagini della Grecia sullo sfondo sono ricalcate sul classico approccio americano alla cultura mediterranea, quello che divide i villici in pescatori e massaie e ogni volta che inquadra il mare si preoccupa di fotografare una cartolina che faccia venire voglia di prendere il primo aereo e partire, ma la palese autoironia alla base smorza un pò questa critica. Si può così soprassedere sui rallenti dei corpi scultorei dei giovani isolani al tramonto o su qualche altra scelta semi-trash che in un altro contesto sarebbero ingiustificabili. Dal personaggio della Streep a quello dei suoi ex tre spasimanti, tutti giocano il proprio ruolo quasi sorridendo allo spettatore (al quale si rivolgono direttamente nei titoli di coda) proprio come se si stesse a teatro.
Il cast ben nutrito ed i begli arrangiamenti delle canzoni degli Abba riescono ad espandere quell’atmosfera di festa, che al di là dei limiti, non si può che apprezzare.

La frase:
- "Ho invitato mio padre per il matrimonio"
- "L’hai trovato?"
- "Beh, non esattamente..."

Andrea D’Addio

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