Love & Secrets
E’ il più famoso caso di una persona scomparsa nella storia di New York.
Il caso riguardante Robert Durst, rampollo di una facoltosa dinastia, che, sospettato dell’improvvisa sparizione della moglie, avvenuta nel 1982, e di due delitti finiti in prima pagina, non è mai stato condannato per nessuno di essi, vivendo in libertà e tormentato per aver ricevuto sessantacinque milioni di dollari atti a fargli tagliare tutti i legami con la vasta fortuna familiare.
Cambiatone il nome in David Marks, Andrew Jarecki – candidato al premio Oscar con il documentario "Una storia americana", del 2003 – ne racconta su schermo la lunga odissea ponendo nei panni del protagonista il Ryan Gosling de "Le idi di Marzo" e partendo dai primi anni Settanta, quando l’uomo cominciò a intensificare i propri rapporti con la compagna, qui incarnata dalla Kirsten Dunst di "Melancholia".
Lunga odissea destinata ad arrivare fino al XXI secolo, man mano che famiglia, ossessione e omicidio si intrecciano in un groviglio di indagini, potenziali vittime e, soprattutto, domande prive di risposte certe.
Perché, in maniera efficace, è soprattutto sul contrasto tra il racconto effettuato dal protagonista e le immagini di quello che, con ogni probabilità, è realmente accaduto che Jarecki concretizza su celluloide il ritratto piuttosto intimo di una mente decisamente folle.
Una delle tante menti folli generate dall’universo borghese e che, come spesso accade, si aggira tranquillamente tra i comuni mortali, ignari del fatto che possa trattarsi del colpevole dei diversi fatti di cronaca nera destinati a far inondare d’inchiostro le pagine dei giornali.
Non è né un horror, né il resoconto filmato della vita di un serial killer, attenzione, ma uno sguardo sull’ambiguità del comportamento umano che attinge dalla verità per inscenare una famiglia distrutta dai segreti, della quale fa parte anche il grandissimo Frank Langella nel ruolo del padre di David.
Ed è in particolar modo sulla lodevole prova del cast – comprendente anche la Lily Rabe di "Sapori e dissapori" nella parte dell’ambigua Deborah Lehrman – che si reggono i circa 101 minuti di visione, costruiti su lenti ritmi di narrazione e ulteriormente impreziositi dalla fotografia del veterano Michael Seresin, dispensatrice di un’atmosfera perennemente cupa.
Senza generare grossi entusiasmi, ma consegnando al pubblico un dignitoso prodotto che, a suo modo, riesce anche nell’impresa di risultare in più occasioni inquietante.
La frase:
"Mi hai fatto apparire come la persona che tu pensi che io sia, ma io non sono così".
a cura di Francesco Lomuscio
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