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L'imbalsamatore
Sebbene sia uno dei mestieri in via di sparizione è un fatto inequivocabile che l'imbalsamazione susciti da sempre una grande fascinazione per la Settima Arte. Non può infatti non tornare in mente lo "Psycho-tico" Norman Bates e il suo appassionato omaggio all'amata madre.
In questi tempi moderni dove tutto è tecnologica velocità e imprecisa perfezione, anche il giovane Matteo Garrone si lascia incantare dalla lentezza della precisione e per il suo quarto lungometraggio parte da un fatto della cronaca romana di qualche anno fa. Una ispirazione piuttosto, legata sopratutto alla fisicità dei protagonisti.
Spostando l'azione dal lido romano ad un paesaggio sempre marino ma del casertano, Garrone racconta un'amicizia innocua solo all'apparenza nata per caso davanti ad una delle gabbie dello zoo della città tra Diego, uomo di mezz'età e imbalsamatore stimato anche dalla Camorra, e l'ancora giovanissimo Peppino, lavapiatti in un ristorante. Quattro chiacchiere sull'arte della tassidermia, una visita al ristorante fino ad arrivare all'offerta di un lavoro come aiutante, con il progetto di imparare un mestiero ricco di segreti. Ma la quotidianità che si instaura subito tra i due, fatta di giornate operose e serate libertine, è fortemente ambigua e viaggia su di un filo sottile: sarà infatti l'arrivo di una ragazza a rompere il precario equilibrio tra i due uomini e a causare il distacco di Diego conducendo alla tragedia finale.
Un film forte ed intenso dalle tinte inequivocabilmente noir, dove il cinismo non alimenta in alcun modo lo sviluppo della storia e dei protagonisti che restano paradossalmente innocenti sebbene perseguano senza incertezza i loro scopi puramente egoistici.
L'amicizia qui è un sentimento ambiguo: se ne percepisce fin dall'inizio l'aura drammatica che sembra stringerla in un soffocante abbraccio mentre la personalità gigantesca del nano opprime sempre più quella fragile e incerta del ragazzo, grande solo nell'apparenza.
Fondamentale quasi come un personaggio l'ambientazione, costruita su di un paesaggio desolante fatto di spiagge deserte sconvolte dall'inarrestabile avanzata di cemento e palazzine; come anche la luce che gioca con le ombre nello studio dell'imbalsamatore, realizzando magnifiche profondità, quasi a voler preannuciare la fine di quella amicizia che troppo vuole assomigliare ad un sentimento d'amore fin troppo perverso.
Valeria Chiari
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