Les Plages d'Agnès
Si vede il nome della regista, Agnès Varda, lo si incrocia con il titolo del film (che non ripeto, basta che alzate lo sguardo di qualche riga) e ci si rende subito conto che ciò di cui si parla è un’opera autobiografica. "E’ un film sulla mia vita, sui miei ricordi" spiega durante il film la stessa Varda al fratello appena incontrato perché assieme rimettano assieme frammenti della propria infanzia.
Fotografa, regista, artista a tutto tondo che negli anni 60’ fu la maggior esponente della Nouvelle Vague da un punto di vista femminile, Agnès Varda ha con questo lavoro deciso di creare una sorta di testamento della propria creatività.
Utilizzando frammenti dei suoi vecchi lavori, colonne sonore di pellicole già realizzate, foto e intuizioni creative che l’hanno resa celebre, ripercorre i suoi ottanta anni di vita con piglio allegro, ma purtroppo eccessivamente auto celebrativo. Non traspare in lei presunzione in senso stretto, ma l’idea stessa del film, la sceneggiatura fatta di tanti piccoli, spesso inutili, dettagli della sua vita, sottintendono l’idea che qualsiasi cosa lei dica di sé stessa possa risultare interessante. Non è così, e l’ora e cinquanta di proiezione finisce col diventare quasi infinita. E’ indubbio che ci si trovi di fronte una mente fuori dal comune, alcune composizioni di immagini (quasi delle vere e proprie fotografie)sono affascinanti e trasudano inventiva, ma non basta questo a fare un film. Il suo tormentato rapporto col marito Jacques Demi (unione che ha dato alla luce l’attore Mathieu Demy) non è abbastanza scandagliato e sofferto per farne il pilastro del racconto, così come non lo è la battaglia ideologica portata avanti dalla stessa Varda negli anni ’60 a favore del femminismo. Manca un filo narrante, una ragione che giustifichi l’attesa per la scena dopo, va bene l’analogia tra le spiagge della sua vita (Belgio, Parigi, LosAngeles) e la sua personalità, ma non basta e così la noia fa presto capolino. La Varda è stata membro della giuria del festival di Venezia nel 1983: sarà anche per questo, una sorta di riconoscenza, che il suo film è stato selezionato per l’edizione 2008?

La frase: "Se dovessi osservare la mia vita, sarebbe una serie di spiagge".

Andrea D’Addio

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