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Le veritàLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato28 agosto 2019Voto: 7.0
"La Verité", diretto dal noto regista Kore-eda ("Un affare di famiglia") e interpretato dalle attrici francesi Catherine Deneuve e Juliette Binoche, è il film di apertura della 76esima Mostra D'arte Cinematografica di Venezia. Un film quello del regista che indaga sul rapporto contrastato tra madre e figlia.
"La Verité" vede protagonista Fabienne (Deneuve), una star del cinema francese che ha appena pubblicato una raccolta di memorie non del tutto veritiera. Sarà per questo che la donna pare restia a far leggere alla figlia Lumir (Binoche), in visita a Parigi, il libro? Il rapporto tra le due, infatti, sembra fin dall’inizio complicato, poiché Fabienne è abituata a stare al centro dell’attenzione. Nonostante ciò, Lumir decide di restare insieme a lei finché la pellicola, trasposizione delle momerie della madre, non sarà ultimata. "La verité" è il primo film europeo del giapponese Hirokazu Kore-eda, il cui punto forte, ciò che rende la pellicola godibile al di là della sua lentezza di fondo, è la capacità del regista di utilizzare sapientemente inquadrature diverse che, nella loro individualità, riescono a mettere in evidenza lo stato d'animo dei protagonisti. Ognuno di loro possiede una personalità differenze che ne risalta la loro unicità, e ognuno di questi personaggi capace di esprimere emozioni vere. Non come quei sorrisi finti che vedi ogni tanto nei volti di chi ami. È come se gli attori fossero talmente immedesimati nei panni delle loro figure da non lasciar spazio a dubbi. La recitazione, infatti, è meravigliosa, soprattutto quella dell'attrice Catherine Deneuve, il cui personaggio non le manda certo a dire. Con il suo carattere da prima donna ha conquistato il pubblico (e la critica) di Venezia. Una figura, la sua, che pur essendo un cliché regala momenti altamente riflessivi uniti a grosse risate. Seppur "La verité" è un film di impianto drammatico, emerge una buona dose di sarcasmo e ironia. A mancare invece è l'autoironia, che non si percepisce in alcun personaggio. Tutti sembrano prendersi troppo sul serio, soprattutto Fabienne e la figlia, Juliette Binoche, la cui bevuto è messa in ombra dalla naturalezza con cui Deneuve interpreta il suo ruolo. La Binoche, infatti, risulta perlopiù inespressiva. Ottima è la sceneggiatura de "La verité", curata dallo stesso regista. Con la grande forza espressiva della protagonista la sceneggiatura è ancora più forte, merito anche dei dialoghi senza fronzoli, che mirano dritti al punto e nascondono spesso un significato più profondo, una verità non detta. Nella sceneggiatura a spiccare è la fusione perfetta tra realtà e finzione, che solo in un paio di scene si confondono. In esse, infatti, non si riesce a capire fin da subito quale sia il confine tra l'una e l'altra. Un effetto tecnico che incide positivamente sulla riuscita della pellicola in quanto lo spettatore rimane sorpreso da alcune dinamiche che si innestano. Ad un certo punto, infatti, non si comprende più quando i protagonisti recitano la parte del copione e quando si sta raccontando la realtà della vita della protagonista. La fotografia rincara la dose di drammaticità in quanto si focalizza su toni freddi e decisi, che rimanda anche alla freddezza caratteriale di Fabienne. La frase dal film:
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