L'anima gemella
Sergio Rubini resta nella confortevole tranquillità della sua terra per questa pellicola girata due anni dopo il successo di "Tutto l'amore che c'è". Il soggetto, scritto a quattro mani con Domenico Starnone ("Denti") ci catapulta nelle vite dell'eterno triangolo amoroso Teresa (Valentina Cervi / "Artemisia") - Maddalena (Violante Placido / "Jack Frusciante è uscito dal gruppo") - Tonino (Michele Venitucci / "Tutto l'amore che c'è"). La prima, figlia del ricco imprenditore del paese, strappa Tonino dalle mani della cugina, grazie alle incredibili pressioni esercitate sulla famiglia, e lo convincere a sposarla, ma proprio sull'altare Tonino scappa con Maddalena nella più classica delle "fuitine".
Sconvolta dalla gelosia e rosa dall'invidia per l'amore che lega i due, assillata da un complesso d'inferiorità nei confronti della cugina, Teresa si affida al soprannaturale per cercare un riscatto. Falliti i tentativi di fattura e ricevuto un secco rifiuto dalla "strega" del paese, troverà un insperato aiuto nello sconclusionato Angelantonio (lo stesso Rubini), il barbiere.
Detto e fatto, con un rapido incantesimo si trova trasformata in Maddalena, non le resta quindi che sbarazzarsi di quella vera e prendere il suo posto.

All'insegna a volte della macchietta, a volte del dramma napoletano, a volte ancora della leggenda popolare, la pellicola di Rubini scorre placidamente tra scorci di una Puglia assolata e visione dei corpi dei protagonisti; proprio su questi la telecamera indulga a lungo, vuoi per la loro prorompente fisicità, vuoi per sottolineare il legame che li unisce. La descrizione dei particolari e delle abitudini della gente fanno da corollario alla storia: dalle chiacchiere delle comari, alle previsioni a base di acqua e olio fino ai riti scaramantici per garantirsi un radioso futuro. Ed infine, a rassicurare lo spettatore, un po' di sana morale sui valori dell'amore e della correttezza rispetto al dio denaro.
La lezione di Salvatores sembra essere stata perfettamente assorbita dal cineasta barese che nella scene dalla cava, tra confronti determinanti ed allegorie sacre, sembra citare la salina di "Amnesia".

Curiosità:
lla scena del tuffo dal ponte Tonino ha delle mutande bianche, quando esce dall'acqua (probabilmente per evitare insidiose "trasparenze"), sono nere.

Indicazioni:
per chi ama la delicatezza e l'irrazionalità del lieto fine.

Valerio Salvi

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