L'amico di famiglia
Cannes - Lo splendido film di Paolo Sorrentino "L'amico di famiglia" ha chiuso la passerella di rappresentanza italiana alla Cinquantanovesima edizione del Festival di Cannes. Se da un lato prettamente artistico non si può che essere contenti dell'ottimo livello delle pellicole portate sulla Croisette dai nostri registi; osservando i film di Bellocchio, Moretti, Rossi Stuart e Sorrentino da un punto di vista sociologico, c'é poco da stare allegri. Il cinema tricolore, infatti, si é dimostrato d'autore più che mai, ma anche sinistramente complementare nel dipingere il ritratto di un'italietta mediocre ed arruffona, dove ognuno pensa solo a curare il proprio orticello e dove persino l'amore diventa una merce di scambio. Chi ancora oggi, riconosce il valore di un film solo in base al suo "impegno sociale" (retaggio di una critica ancorata al neorealismo) ha avuto pane per i suoi denti. Se di Moretti si é già parlato a lungo, altrettanto a lungo speriamo si parlerà di questo meraviglioso noir (anche se la definizione ormai é limitativa) diretto da Paolo Sorrentino. Il regista napoletano, giunto al suo terzo film, dimostra ancora una volta di possedere un talento visionario di una potenza inaudita e di saper manovrare la macchina da presa da vero artista. La storia del film ruota attorno alla figura di Geremia de Geremei (uno straordinario Giacomo Rizzo) vecchio e laido usuraio che, ossessionato dai soldi, dalla madre e dal sesso, esercita il suo delirio di onnipotenza (se non vi ricorda nessuno, pensate a Il Caimano…) sulla pelle dei suoi clienti. Un giorno Geremia, che non ha mai conosciuto da vicino il significato della parola "amore", perde la testa per la bella Rosalba (Laura Chiatti) e chiede consiglio all'amico Gino (un Fabrizio Bentivoglio in versione Country) circa un affare nel quale vuole investire tutti i suoi soldi: le cose prenderanno una piega inaspettata. Tecnicamente spiazzante, ma anche ricco di sequenze che, da sole, valgono la metà della produzione cinematografica italiana annuale (grazie anche alla fotografia di Bigazzi), "L'amico di famiglia" ha diviso il giudizio dei giornalisti presenti al Festival.
L'unico difetto del film é quello, nella seconda parte, di prendere un pò troppe strade, non tutte poi portate felicemente a compimento nel traballante finale; ma Paolo Sorrentino, come David Lynch é un grande narratore per immagini, al quale si può - anzi, si deve - perdonare, qualche incongruenza narrativa. Altrimenti cosa dovremmo dire di Il codice Da Vinci?!
La frase:
La madre dell'usuraio: "Tutti rubano, Geremia, e tutti sono infelici".
Paolo Zelati
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