La gente che sta bene
L'Italia e la crisi. Di questo binomio drammatico sentiamo parlare da qualche anno sistematicamente tutti i giorni a tutte le ore: attraverso i telegiornali, sulla stampa, in radio, al cinema. Parlare della crisi che sta attanagliando tutti i settori della nostra società è sinonimo di realismo, di approfondire un qualcosa che ci riguarda personalmente. La settima arte quindi non poteva esserne tagliata fuori, dato che all'intrattenimento spesso viene accostato uno sguardo sulla realtà. La commedia amara di Francesco Patierno parla proprio dell'attuale paralisi economica, focalizzando l'attenzione sulle persone benestanti che sono sicuramente le meno colpite. Appunto, “La gente che sta bene”.
Umberto Maria Durlioni è un avvocato di successo che lavora in un importante studio di Milano, con una famiglia benestante e una vita piena di sfarzi. Abituato a farsi gioco degli altri e a paventare in modo sfacciato la sua soddisfazione, ogni certezza crolla nel momento in cui a essere licenziato è proprio lui. Ma la gente come lui, si sa, non è abituata a farsi mettere da parte né ad accettare una sconfitta plateale. Così appena si presenta l'occasione, Umberto cercherà di uscire dal tunnel nel quale era finito con tanto di rivalsa su quelli che lo avevano fatto fuori.
Claudio Bisio interpreta un uomo qualunque di quella classe benestante che prende in malo modo le porte in faccia. Spregiudicato, arguto e furbo, non vuole credere di essere vittima di quella crisi che fino a poco prima incentivava a esistere. Circondato da persone senza scrupoli che si fanno beffe delle persone per bene, le uniche presenze con un po' di sana moralità nel film sono le donne, che si salvano grazie a una lungimiranza e ad un raziocinio che permettono loro di guardare con lucidità i fatti. Come detto inizialmente, infatti, quella di Patierno è una commedia amara, cinica, che non da speranza ad una società che si lascia trasportare sempre più dal fattore economico.
I valori, le priorità della vita e gli obiettivi girano tutti attorno al capitale. Il tono della commedia è comunque presente, anche se la risata che provoca è quanto più che amara. Non risulta quindi spietato e duro come “Il Capitale Umano “di Paolo Virzì, e finisce così per rimanere nel mezzo tra crudeltà e buonismo, salvandosi solo grazie all'ironia, chiave di volta del film. Tratto dall'omonimo romanzo di Federico Baccomo, “La gente che sta bene” è la cornice romanzata del momento in cui viviamo.
La frase:
"Nella sua vita conta solo il successo, le interviste, i ricevimenti, la gloria. Non importa come ottenerli".
a cura di Valeria Vinzani
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