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La frontiera dell'alba
Un fotografo, François (Louis Garrel), durante un servizio, si innamora di un’attrice, Carole (Laura Smet), trascurata dal marito, sempre in giro per affari. Tra i due è passione, anche se l’amore di Carole è fatto di dubbi e incertezze. Un giorno il marito, inatteso, ritorna, costringendo François ad una fuga rocambolesca. Il giovane assiste, nascosto, alle effusioni della coppia. Deciderà di sparire dalla vita di Carole, che cade in depressione, fino a suicidarsi. Nel frattempo per François la vita pare essere andata avanti: ha una compagna e un figlio. Poche ore prima del suo matrimonio, compare, in uno specchio, il fantasma di Carole che lo chiama...
Philippe Garrel gira ancora una volta in bianco e nero: è difficile trovare un regista che pare essere cinematograficamente e tematicamente indifferente al trascorrere del tempo. E non ci riferiamo certo all’uso affascinante e sfumato, essenziale al racconto, del bianco e nero. I suoi riferimenti sembrano essere ancora la Nouvelle Vague, la sua vicenda si situa prima dei movimenti rivoluzionari del 1968.
Il regista di "Les Amants réguliers" (2004) e di "Innocenza selvaggia" (2001) tenta di renderci gli struggimenti e la passione di una coppia, tratteggiando una figura di donna insicura e nevrotica con sufficiente empatia, ma la virata nel soprannaturale risulta poco convincente, perfino ridicola. Gli attori, il protagonista Louis Garrel, figlio del regista perfettamente a suo agio nel ruolo di amante e di individuo ferito, alla ricerca della propria sopravvivenza, e l’ambigua Laura Smet, ben calata nei chiaroscuri del personaggio, non ce la fanno a sostenere con le loro interpretazioni una storia che si basa su una sceneggiatura blanda, di sottilissimo spessore, scritta addirittura a tre mani: oltre Garrel, firmano anche Marc Cholodenko e Arlette Langmann.
Ispirazioni letterarie per Philippe Garrel, che si era rifatto ad un testo di Louis Aragon per il titolo originario del film: "Paradiso degli angeli", poi mutato ne "La frontiera dell’alba", che Garrel ha dichiarato evocargli maggiormente "sia il suicidio che i fantasmi"; ma anche al racconto fantastico di Théophile Gautier, Spirite, in cui una donna suicida appare in uno specchio.
La frase: "Ritornerò… Sto ritornando dietro lo specchio… Mi puoi trovare sempre là".
Giulia Baldacci
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