Iron Sky
Se Corrado Guzzanti aveva provveduto a farci conoscere i fascisti su Marte, il finlandese classe 1979 Timo Vuorensola – autore nel 2005 della commedia fantascientifica "Star Wreck: In the Pirkinning" – sfrutta il suo secondo lungometraggio per presentarci i nazisti della Luna.
Proprio così, riusciti miracolosamente a salvarsi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, grazie a un segretissimo programma spaziale che gli consentì di trasferirsi sull’unico satellite naturale della Terra, decidono settant’anni dopo di invadere e governare il pianeta in nome del Quarto Reich.
Il non banale pretesto per poter dare il via all’oltre ora e mezza di visione volta a tirare presto in ballo l’astronauta statunitense James Washington alias Christopher Kirby; il quale, in missione per aumentare la popolarità del Presidente degli Stati Uniti, prima viene catturato dopo essere atterrato con il suo modulo lunare un po’ troppo vicino alla base segreta nazista, poi si trova costretto a tornare sulla Terra insieme agli ufficiali Klaus Adler e Renate Richter, rispettivamente con i volti di Götz Otto e Julia Dietze, intenti a rimediare un certo quantitativo di computer per completare la gigantesca nave ammiraglia Crepuscolo degli Dei.
L’oltre ora e mezza di visione i cui dichiarati riferimenti sono "Alien", la saga di "Star wars", "Sky Captain and the world of tomorrow", "Delicatessen" e "La città dei bambini perduti", ma che, se in determinate situazioni sembra richiamare alla memoria "Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba" di Stanley Kubrick, non può fare a meno di lasciare tranquillamente intuire uno spirito di fondo tutt’altro che distante da quello che fu alla base del chapliniano "Il grande dittatore".
Pellicola che, tra l’altro, nel film viene spacciata ai bambini per cortometraggio, al fine di non far conoscere loro il suo intento di critica all’operato di Adolf Hitler; contribuendo alla notevole quantità di trovate divertenti spazianti dalla svastica interpretata come simbolo dell’amore alla navicella americana chiamata USS George W. Bush, passando, soprattutto, per il procedimento atto a trasformare i neri in bianchi.
Anche se il risultato finale, al cui interno abbiamo anche l’immancabile Udo Kier (un curriculum costituito da oltre duecento apparizioni), tra abbondanza di effetti visivi, un po’ di necessaria violenza e, appunto, massicce dosi d’ironia, finisce per risultare lodevole più per la costruzione generale – impreziosita in particolar modo dal grande lavoro effettuato su fotografia e scenografie – che per la regia, tendente in più di un’occasione alla fiacchezza, nonostante l’onnipresente azione.
Almeno per soddisfare la curiosità nei confronti della folle idea di partenza, uno sguardo può valerlo di sicuro, ma, con ogni probabilità, come recita la locandina italiana, saranno nazi vostri!
La frase:
- "Ma chi sono questi, scusa?"
- "Nazisti, vengono dalla luna".
a cura di Francesco Lomuscio
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