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Iri
Nel 1978 nella stazione ferroviaria di Iri, in Corea, un’esplosione coinvolse, uccidendole, centinaia di persone. A trenta anni da quell’attentato, il regista Zhang Lu gira un sentito film drammatico che vuole sottolineare quanto quel fatto di sangue abbia pesato sullo sviluppo culturale della Corea.
"Iri" è un film fortemente coreano. Al popolo della Corea si rivolge, e difficilmente uno spettatore occidentale, estraneo ai fatti di sangue cui il film fa riferimento e ignorante su quanto pesi la cultura cinese al popolo coreano, riuscirà a capirne il senso e le vere intenzioni.
La regia di Zhang Lu, stimato regista di "Desert Dream" e "Grain in ear", è di quelle che hanno, per dirla chiara, l’inquadratura fissa: come se ogni scena fosse un palco teatrale al cui interno si muovono, troppo spesso silenziosamente, gli attori. Tutte le scene, inoltre, hanno l’unico scopo di essere un forte atto di accusa sia contro la prepotenza culturale cinese in Corea, sia contro lo stesso Paese che non riesce a imporsi, mancando di una vera e propria identità culturale. Esemplificative in tal senso le scene in cui la protagonista viene stuprata in pieno giorno da un insegnate di lingua cinese; o la scena della fellazio in un locale di Karaoke, dove (mi appoggio al suggerimento del collega Mauro Corso) per l’appunto il termine "karaoke" lascia intendere nella lingua coreana il rapporto orale. E così si prosegue in questo gioco di metafore, dove persino vediamo un personaggio impiccarsi con alle spalle l’enorme bandiera coreana; o un altro, arabo, maltrattato a sua volta dalla polizia coreana.
Malgrado però vengano comprese le intenzioni di protesta del regista, il film risulta comunque fortemente indigesto. La critica di Zhang Lu appare infatti troppo marcata e priva di sfumature, caratterizzata semmai da metafore piuttosto "concrete" e quasi volgari, inserite in una sceneggiatura quasi inesistente.
Bravi invece i due protagonisti Yoon Jin-seo, già vista nel bellissimo "OldBoy", e Eum Tae-woong, apprezzato in "Forever the moment".
La frase: "Non potevo sapere che avrebbero reagito così".
Diego Altobelli
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