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Into the Wild
Il bestseller “into the wild” di Jon Krakauer - sull’esperienza di Christopher McCandless - Penn lo lesse due volte in una serata e già il giorno dopo si attivò per ottenerne i diritti, arrivati dopo quasi 10 anni col consenso della famiglia McCandless. E Penn - di getto e senza riaprire il libro - ha scritto la sceneggiatura, incontrato i conoscenti di Christopher, ottenuto suoi diari e lettere dalla sorella, prodotto il film e girato per 8 mesi durante i quali Emile Hirsh, per seguire l’evoluzione del ruolo, ha perso quasi 20 chili.
Con Byron, Thoreau, Tolstoj, London (e in camera il poster di Eastwood periodo Leone) come stelle polari, un ragazzo di poco più di 20 anni - di famiglia agiata e brillante neolaureato su politica internazionale - decide di perdersi in una Natura che si trasformerà in trappola. Suddivisa in capitoli, la pellicola ne sviluppa un ritratto fortemente condizionato da genitori litigiosi e portatori di un devastante segreto. Sorretto da un rigido codice morale, il giovane vuole emanciparsi dalle false sicurezze del materialismo (“i soldi rendono sospettosi”) di una società fatta di cattiveria, giudizi, controllo.
Altruista e vulnerabile egocentrico che dialoga allo specchio (“la fragilità del cristallo è raffinatezza”), la sua è sia una prova interiore (“non conta essere forti, ma sentirsi tali”) che ricerca di verità, bellezza e libertà in qualità di “estremista e viaggiatore esteta” ribattezzatosi “supertramp”.
Penn accosta la componente autodistruttiva alla drammatica conquista di una personale saggezza: la felicità è reale solo quando condivisa.
Quasi elemento portante la musica di Michael Brooks con testi e voce di Eddie Vedder, Hirsh in un frangente fa una smorfia verso la cinepresa, sul cammino del protagonista una serie di personaggi bizzarri e variegati: con la consueta originalità nello stile e la necessaria maestosità di una visuale panoramica, il regista dà al racconto - anche nella durata, estranea a calcoli di mercato - la levatura dei moderni classici d’avventura.
La frase: "Dopo 2 anni di vagabondaggio, arriva l’apogeo della battaglia per sconfiggere il corrotto sé interiore e terminare la rivoluzione spirituale".
Federico Raponi
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