The Incite Mill: 7 Day Death Game
Arrivati nella misteriosa Paranoia House, cinque uomini e cinque donne prendono parte ad un esperimento psicologico accettando, in cambio di un’ingente retribuzione oraria, di essere osservati ventiquattro ore al giorno per sette notti, periodo durante il quale può anche ottenere dei bonus chi uccide, chi viene ucciso e chi fornisce informazioni su un omicida.
Mentre ognuno di essi trova nella propria stanza una differente arma ed i cadaveri non tardano a fare la loro apparizione, risulta chiaro che il film di Hideo Nakata, noto soprattutto per aver dato il via all’horror giapponese con il primo, fantasmagorico "The ring", del 1998, si basi sulla sempreverde idea sfruttata da Agatha Christie nell’ultra-classico "Dieci piccoli indiani", tanto più che la scrittrice britannica specializzata in gialli viene anche citata verbalmente nel corso dei circa 107 minuti di visione.
Minuti di visione che, tratti da un romanzo di Honobu Yonezawa e chiaramente volti ad emulare il claustrofobico cinema ad alta tensione proveniente dagli Stati Uniti, presentano di sicuro similitudini sia con "Cube-Il cubo", diretto nel 1997 da Vincenzo Natali, che con i vari tasselli dell’acclamatissima serie "Saw", tirando in ballo, però, anche un sistema di controllo robotico denominato "Guardia", il quale non avrebbe certo sfigurato nell’ambito di qualche trashissima fanta-produzione messicana degli anni Sessanta e Settanta.
Sarebbe sufficiente la citazione di questo elemento per lasciar intendere quale sia il tutt’altro che confortante tenore generale della pellicola, una volta tanto finalizzata a raccontare una vicenda che non riguardi gli abusatissimi spettri femminili dai lunghi capelli neri, ma, in ogni caso, assolutamente priva di originalità.
Del resto, non in pochi potranno provare l’impressione di trovarsi dinanzi ad una brutta copia del "Battle royale" firmato nel 2000 dal compianto Kinji Fukasaku nell’assistere a questo lento e poco coinvolgente spettacolo che, fornito perfino in maniera banale di messaggio morale riguardante l’azzeramento del valore del denaro quando confrontato alla preziosità della vita, individua alcuni dei suoi momenti più ridicoli proprio nelle situazioni che dovrebbero, al contrario, risultare drammatiche.
Conferma che Nakata, come molti colleghi del cinema della paura orientale emersi tra la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo, non sia altro che l’ennesimo bluff.

La frase: "Se si verifica un crimine, siete pregati di risolverlo".

Francesco Lomuscio

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