Il quarto angelo

Di questi tempi, con il terrorismo che sembra possedere una virulenza incontrollabile, l'ennesimo film sull'argomento corre il rischio della banalità non potendo ormai aggiungere nulla al già detto.
Ma John Irvin ci prova, e tra le sue sfortune c'è anche quella di uscire a poca distanza dai terribili accadimenti dell'11 settembre.

Direttore di un giornale internazionale Jack Elgin si ritrova coinvolto insieme a tutta la famiglia in un dirottamento.
L'epilogo è dei più tragici: la famiglia è falciata dalla crudele spietatezza dei terroristi. Tra i pochi sopravvissuti, insieme al figlioletto, il giornalista si rende conto che il suo dolore non sarà onorato dalla giustizia: i terroristi vengono infatti liberati e rimandati in gran segreto nel paese d'origine. Nonostante faccia appello a tutte le sue risorse giornalistiche e politiche Jack Elgin non ottiene alcun risultato. Decide quindi di fare ciò che la giustizia internazionale non ha fatto, e altrettanto implacabilmente si trasforma in giustiziere. Continuamente diviso dal suo innato senso di giustizia, ma anche dall'orrore per la violenza e la freddezza con la quale si trova ad affrontare gli assassini della sua famiglia, Jack troverà un alleato in un agente dell' FBI con l'aiuto del quale riuscirà a venire a patti con se stesso, e affrontare l'ultimo atto della sua vendetta.

Regista di "Hamburger Hill" e "Codice Magnum", per non citarne che un paio, John Irvin indubbiamente ama l'azione. Vi è naturalmente portato, ma non sempre riesce ad azzeccare il copione giusto. La convenzionalità di questo è evidente fin dalle prime immagini: una famiglia felice che sorride raggiante davanti ai "capricci" delle figlie adolescenti e che mantiene saldo l'amore l'uno per l'altra anche e soprattutto nel mezzo della tragedia.
Il cast internazionale annovera Jeremy Irons e Forest Whitaker tra i protagonisti, ma mentre la parte da leone di Irons segue schemi prestabiliti, sia di copione sia di interpretazione, il povero Whitaker ha un ruolo di spalla al quale malamente si adatta, e il suo aspetto fisico sembra per questo divenire via via più imponente e altrettanto goffo. Per non parlare di Charlotte Rampling protagonista solamente nei titoli di testa, ma con un numero di "comparsate" più vicino al cameo che non all'interpretazione di un ruolo. Sempre tra i protagonisti, almeno nei titoli di testa, il Jason Priestley di "Beverly Hills 90210", o se vogliamo proprio parlare di cinema "Amore e morte a Los Angeles": occhioni blu persi in un faccino un pò gonfio, e poco espressivo.

Valeria Chiari

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