Hugo Cabret
Chi non conosce i fratelli Auguste e Louis Lumière? Chi non ignora l’esistenza di Georges Méliès? Eppure è per merito suo se abbiamo iniziato a sognare con il cinema. Martin Scorsese, alle prese con il suo primo film in 3D, decide di raccontare la sua storia al grande pubblico (basandosi sul best-seller di Brian Selznick "The invention of Hugo Cabret"), omaggiandone tutta la genialità e la grandezza attraverso un film apparentemente per bambini, ma che si rivela essere diretto agli amanti di cinema di tutte le età.
Parigi 1931, il piccolo Hugo (Asa Butterfield) è da poco rimasto orfano di entrambi i genitori ed è costretto ad andare a vivere con lo zio nella stazione ferroviaria di Gare Montparnasse, dove l’uomo si occupa della manutenzione degli orologi. Il giovane protagonista ha un solo ricordo del padre (Jude Law): un automa che non funziona più e che Hugo si impegna ad aggiustare. C’è un negozio di giocattoli all’interno della stazione, gestito da un anziano e distinto signore il cui passato è avvolto nel mistero. Con l’aiuto di Isabelle (Cloe Grace Moretz), una bambina di cui il giocattolaio e sua moglie hanno la custodia, Hugo scoprirà il segreto dell’automa che il padre gli ha lasciato.
Meritevole di nota è la qualità della regia che non perde i suoi stilemi ormai leggendari. Ovviamente, l’impostazione narrativa è stata pensata per sfruttare al meglio le capacità della nuova tecnologia, ma esigenze di questo tipo non impediscono al regista di inscenare funamboliche inquadrature ed elaborati piani sequenza che seguono il personaggio all’interno di ambienti tutti da scoprire. Qualcosa in più ci si aspettava dalla fotografia di Robert Richardson che niente aggiunge a quella tipica del genere fantastico e fantasy; ben fatta, s’intende, ma a causa della correzione colore forse troppo marcata, sembra quasi da videogioco. Non poteva deludere la colonna sonora ad opera del compositore Howard Shore, orami un’istituzione della musica per film.
Praticamente perfetta la scelta di Ben Kingsley nel ruolo di Méliès: un attore fisicamente identico che è riuscito a interpretarlo bene sia nel dolore del fallimento che nella gioia del riscatto.
Scorsese ha tentato di avvicinare il pubblico al cinema delle origini che la maggior parte della gente ignora totalmente. Ha scelto di farlo attraverso il blockbuster: una missione nobile e complessa allo stesso tempo, affrontata con un po’ di falsi storici e luoghi comuni, ma il fine giustifica i mezzi.
“Hugo Cabret” è un grande spettacolo visivo che rende omaggio al più geniale cineasta di tutti i tempi con la leggerezza che gli apparteneva e che ancora appartiene alle sue meravigliose opere.
La frase:
"Il tempo è tutto, è tutto".
a cura di Fabiola Fortuna
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