La foresta dei pugnali volanti
Dopo "Hero", Zhang Yimou - probabilmente il più famoso regista cinese mai esistito - si cimenta ancora una volta con i cosiddetti film di "wuxia".
"Wuxia" è una parole che letteralmente significa "cappa e spada". Ed in effetti, "La foresta dei pugnali volanti" ben può annoverarsi nel genere dei film in cui si raccontano le gesta di cavalieri e giovani donzelle.

La storia è ambientata nella Cina del IX° secolo dopo Cristo durante il regno della dinastia Tang ormai in pieno declino. Regna la corruzione e le ingiustizie sono all'ordine del giorno. Nascono molte sette per ribellarsi al cattivo governo dei Tang, tra queste, la più famosa e potente è quella della Casa dei pugnali volanti. A due guardie imperiali, Leo e Jin viene ordinato di catturare il nuovo capo della setta. Per riuscirci, Jin si finge amico di Mei - una danzatrice cieca conosciuta in una casa di divertimenti - che si dice essere molto vicina alla setta dei ribelli. Nel viaggio per riportarla nella foresta, Jin si innamorerà della bella Mei e scoprirà anche altre verità assolutamente inaspettate.

Raffinatissimo affresco di un'epoca della storia cinese, il film è un piccolo gioiello di perizia ed eleganza. Zhang Yimou mostra tutta la sua abilità nel cogliere ed enfatizzare il ricco cromatismo della sua terra che si traduce in paesaggi da favola, costumi accattivanti, interni ripresi come fossero palazzi reali. Un gusto estetico così sviluppato che ogni cambiamento di scena nasconde una meraviglia da mozzare il fiato. Fra questa spicca la straordinaria scena del "passo dell'eco danzante" nella quale Mei si produce in una danza acrobatica.
Su questo sfondo ricercato ed accurato interagiscono gli attori come marionette su un panno finemente ricamato. Sono Takeshi Kaneshiro (Jin), Andy Lau Tak Wah (Leo) e Zhang Ziyi nel ruolo di Leo. La bravissima attrice cinese è autrice di una prova maiuscola - aveva già lavorato con Yimou in "La strada verso casa" e "Hero" - mettendo in mostra tutte le sue doti di armoniosa danzatrice e provetta ginnasta.

Il film, come è giusto che sia, è anche ricco di combattimenti di arti marziali che il regista riprende come fossero veri e propri balletti senza però eccedere in impossibili acrobatismi (come accade ne "La tigre e il dragone" tanto per intenderci) e nei quali un uomo che muore è una mossa languida e attraente come un passo di danza.

In conclusione, un film affascinante nel quale Yimou, trasforma in arte quello che per altri è pura e mera azione. Lo fa grazie ad un'innata ispirazione e ad una abilità nel muovere la macchina da presa che pochi registi - a mio parere - oggi possono vantare.

Daniele Sesti

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