Hotel Lux
Berlino, 1938. Il duo comico formato da Hans Zeisig e Siegfried Meyer, ironizza sulla politica interpretando improbabili dialoghi tra Stalin e il Furer. Si ride, ma solo all’inizio, perché l’atmosfera comincia presto a farsi pesante. Braccati dalla Gestapo che li vuole arrestare, i due si dividono per cercare riparo in terra straniera.
Si rincontreranno anni dopo nell’Hotel Lux, il paradiso perduto delle spie e dei traditori. Zeisig si finge astrologo, Meyer sposa la comunista Frida. La farsa pericolosa odora di libertà...
Ecco un film ben scritto. Là dove la regia di Leander Haussmann non arriva, trovando un posticino dalle parti della fiction televisiva, arriva la scrittura (opera dello stesso regista). Bei dialoghi, con incisivi botta e risposta, e gran ritmo, che segue una vicenda anche complessa senza mai perdere di vista la rotta. Inoltre, il tono da commedia è vincente e la storia appassionante. A unire la materia filmica ci si mette anche il buon cast di attori. Ottimo a riguardo il protagonista Michael BullyHerbig, che ricorda con la propria mimica un Chaplin in grande spolvero.
Il film si fa interessante anche in una lettura squisitamente storica. Stalin è un paranoico in cerca di un consiglio dalle stelle.
Il Comintern, un insieme confuso di personalità più attente a salvaguardare i propri interessi che quelli del partito. Infine, il mito di Hollywood sullo sfondo. E il sogno delle luci della ribalta sembra un omaggio a un cinema che non c’è più.
"Hotel Lux" è un bell’esempio di storia che riesce a toccare più corde, creando una perfetta armonia.
La frase:
"Il mondo si può cambiare, tu no".
a cura di Diego Altobelli
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