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Hitchcock











Per il successo alcuni artisti non ordinari, seppure già noti, devono combattere sempre. Dopo 'Intrigo internazionale', 46mo film per un 60enne "Hitch" considerato all'apice della carriera, il libro "Psycho" di Robert Bloch - in parte ispirato all'assassino seriale Edward Theodore Gein - fornì al cineasta l'idea per il progetto successivo.

Basandosi sul saggio "Come Hitchcock ha realizzato Psycho" di Stephen Rebello, il regista Sacha Gervasi punta molto sul mimetismo di Antony Hopkins e la morbosa curiosità verso la vita privata, in particolare il rapporto matrimoniale e con l'alcol. L'interesse, però, sta piuttosto nelle dinamiche creative in relazione all'industria dello spettacolo. Gli elementi forti di quello che sarebbe diventato uno dei maggiori risultati del maestro inglese, e cioè sesso, violenza e complesso edipico, con un corollario di scopofilia e travestitismo, rappresentano grandi attrattive rischiose da trattare. Quindi, una bella sfida. A cominciare dai finanziamenti, visto che quando Sir Alfred aveva tentato delle novità (come per "Il Ladro" e "La Donna che visse due volte", oltre che in questa), le produzioni persero soldi. Con coraggio, lui scelse allora di far da solo, rifiutando il proprio compenso e chiedendo alla major solo la distribuzione, con l'offerta del 40% dei ricavi. Prima e dopo, avvolse il lavoro nel mistero, con la sparizione dei volumi del testo in circolazione, il giuramento del silenzio imposto alla troupe, il set blindato e successivamente nessuna anteprima, con l'uscita in due sole sale attorno alle quali la pubblicità alimentò parecchia aspettativa.
Il racconto segue con brillantezza e dinamismo il percorso a ostacoli che va dalle trattative sulla censura (niente sangue o corpi umani nudi) al malore in piena fase di riprese con conseguente ritardo sulla chiusura. La determinazione ebbe comunque la meglio sebbene - come informano le didascalie in coda - Hitchcock non vinse nessun Oscar ("tutti ad Hollywood mi detestano") ma venne risarcito con un premio alla carriera condiviso con la moglie, come un'intera esistenza sentimental-professionale.

La frase:
"Ognuno di noi ha un lato oscuro".

a cura di Federico Raponi

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