Hipnos
La psichiatra Vargas, trasferitasi da poco in una nuova casa di cura, si ritrova alle prese con il difficile caso di una bambina rimasta muta dopo aver assistito al brutale omicidio della madre. Ma nel indecifrabile istituto niente è quello che sembra…

Ormai sta cominciando a diventare un genere a parte: il thriller psicologico con le sue continue visioni di una realtà distorta, rappresentata sullo schermo attraverso gli occhi di protagonisti spesso all'oscuro della loro stesso essere, ha letteralmente invaso negli ultimi anni il cinema mondiale. Da qualunque parte del mondo sembra che la paura più diffusa stia diventando questa: il non conoscere realmente la propria identità. Ma se il tema è indubbiamente affascinante e suscettibile a risvolti narrativi spesso davvero curiosi con film come Identity e Session 9, la sensazione che si ha è quella di un cinema che tende a ripetersi, a replicare, "sotto mentite spoglie", in fondo la stessa trama.

Basato sul romanzo omonimo di Javier Azpeitia, Hipnos è la terza opera cinematografica di David Carreras, regista all'attivo già da una decina di anni perlopiù con documentari e fiction per la TV spagnola. Scritto e girato nel 2003 ma distribuito solo oggi il suo Hipnos è un thriller visionario e suggestivo. La regia è efficace grazie ad un abile gioco di soggettive che, soprattutto nei minuti iniziali della pellicola, rivelano tutta la capacità del regista nel descrive una realtà fuggevole e intrisa di mistero. Colpisce anche la scenografia che arriva a circoscrivere le scene, semplici ed eteree, in scenografie più accostabili ad un palco di teatro che non ad un realismo più puramente cinematografico. E se anche le musiche riescono nell'intento di creare il giusto pathos emotivo sullo spettatore, l'unico punto dolente rimane, dunque, la sceneggiatura: a tratti troppo ambiziosa per un film che, a ben vedere, sul piano della trama e dei colpi di scena non presenta nulla di veramente nuovo rispetto a film recenti dello stesso genere. Hipnos è quindi un thriller interessante che però, malgrado una regia convincente ed una protagonista affascinante, Cristina Brondo già apparsa ne L'appartamento spagnolo di Cedric Klapisch, non riesce a soddisfare del tutto le aspettative del pubblico, svezzato già da molto tempo a storie su personalità multiple e inquietanti subconsci.

La frase: "...Senza la tua memoria non sei niente..."

Diego Altobelli

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