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Half Light
Un anno dopo la tragica morte del figlio di sette anni Thomas (Beans Balawi), annegato nei pressi della sua casa a Primrose Hill, l'autrice di mistery di successo Rachel Carlson (Demi Moore) non si sente ancora in grado di tornare al suo lavoro, tanto più che il matrimonio con Brian (Henry Ian Cusick), redattore e scrittore fallito, è andato a pezzi. Sharon (Kate Isitt), la sua migliore amica, nella speranza di farle ritrovare la serenità, decide quindi di affittare per lei un cottage ad Ingonish Cove, isolato villaggio delle Highlands scozzesi dove Rachel, oltre a fare conoscenza con l'affascinante guardiano del faro Angus McCulloch (Hans Matheson), abbandonato anni prima dalla moglie, comincia a ricevere inquietanti messaggi dal figlio morto, mentre la strana Morag (Therese Bradley) le rivela di vederlo al suo fianco.
"In Half light ho voluto rendere omaggio a uno dei miei film preferiti, A Venezia... un dicembre rosso shocking. Anche Rosemary's baby e Cul de Sac mi hanno fornito dei punti di riferimento soprattutto sotto il profilo della tensione e del profondo senso d'inquietudine". Incuriosisce non poco questa dichiarazione dello sceneggiatore Craig Rosenberg (After the sunset), alla sua seconda prova dietro la macchina da presa dopo "Hotel de love" (1996), in quanto, oltre ai titoli citati, afferma anche di essersi ispirato a "The wicker man" (1973) di Robin Hardy, ma non accenna minimamente a "Dead of night" (1977) del compianto Dan Curtis, trasmesso dalle emittenti televisive italiane con il titolo "Notte di morte". Il tv - movie in questione, infatti, costituito da tre episodi di genere horror, chiudeva con un agghiacciante segmento intitolato Bobby, il quale, scritto dall'indimenticabile Richard Matheson e successivamente rivisitato dallo stesso Curtis in "Trilogia del terrore 2" (1996), vedeva, proprio come in "Half light", una donna alle prese con il figlio ritornante, morto per annegamento, all'interno di un'abitazione in prossimità del mare. Inoltre, in quest'opera seconda di Rosenberg, la quale, dopo "Ghost - Fantasma" (1990), riporta Demi Moore a contatto con entità soprannaturali, l'elemento ancor più curioso risiede nella sequenza in cui, nel televisore di uno dei protagonisti, vediamo scorrere le immagini di un'altra antologia dell'orrore su pellicola: il collettivo "Incubi notturni" (1945), intitolato in patria, guarda caso, proprio "Dead of night" (si tratta di una semplice coincidenza?).
In ogni caso, al di là di queste somiglianze, il regista sembra riallacciarsi al vecchio modo di intendere le storie di tensione, di derivazione tipicamente hitchcockiana, privilegiando, all'interno di un'atmosfera perennemente grigia, lenti ritmi di narrazione ed inquietanti segnali premonitori identificabili anche nel pupazzetto d'azione che ripete: "Tanto ti prenderò ovunque tu sia!".
Purtroppo, però, se nella prima parte finisce erroneamente per porre in secondo piano le apparizioni di Thomas, lasciando troppo spazio al lato sentimentale della vicenda (e non manca la cavalcata sulla spiaggia degna di uno spot pubblicitario Anni Ottanta sui preservativi), nella seconda, tra omicidi e "scheletri nell'armadio", tenta di coinvolgere lo spettatore nella frenetica corsa al twist ending. Il quale, ahinoi, si rivelerà essere piuttosto confuso e tutt'altro che entusiasmante, tanto da conferire all'insieme l'aria dell'ennesimo frullato di stereotipi thriller hollywoodiani, "Le verità nascoste" (2000) su tutti.
La frase: "I suicidi sono intrappolati tra questo mondo e l'aldilà".
Francesco Lomuscio
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