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Il diario quotidiano dei nostri inviati con il resoconto di quanto accade al Festival, cinema ma non solo...
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31.08.2006 - Diario del giorno
Bella giornata oggi sul Lido, il sole splendente portava il giusto buonumore nel tragitto tra una sala e l'altra, riscaldando le ossa infreddolite dall'aria condizionata e intorpidite dalla ormai scomoda posizione nelle poltroncine... peccato solo che l'organizzazione del Festival, a volte non proprio impeccabile, costringa a lunghe file e code estenuanti che alla fine ci fanno detestare l'amico sole, che da vita e colore ai nostri occhi ormai abituati al buio cinematografico.
Il noir sembra il tema fondamentale della 63ª Mostra del Cinema di Venezia, infatti dopo "The Black Dahlia", che ha aperto ieri la manifestazione, oggi abbiamo potuto apprezzare l'opera prima del regista Allen Coulter, "HollywoodLand", storia misteriosa della morte dell'attore protagonista della serie TV degli anni '50 "Superman". Un Ben Affleck, tornato fortunatamente in forma dopo le fatiche del film, ci ha ricordato che troppo spesso tendiamo a dimenticare che le star sono in fondo uomini e non quei personaggi che interpretano e noi tanto amiamo.
La giornata ci ha costretto a stare a lungo nelle sale, soprattutto per gli incauti e coraggiosi che hanno voluto assolutamente vedere la versione integrale del documentario del geniale Spike Lee, della durata di ben quattro ore e quindici minuti. Tanto di cappello anche a chi si è dovuto sorbire il ben più corto film svedese "Falkenberg Farewell", che con i suoi "miseri" 90 minuti, è parso comunque interminabile e incomprensibile.
A conclusione di una così produttiva giornata, ciliegina sulla torta, l'ultimo film di Oliver Stone, "World Trade Center", che ci ha riportato con la memoria e con il cuore a quei giorni che ci hanno sconvolto l'anima. Film spettacolare e indubbiamente commovente, peccato che i soliti innominabili abbiano accompagnato i titoli di coda e l'elenco delle vittime e degli eroi della giornata più triste della storia moderna con fischi e urla... chi ha ancora un cuore, una coscienza non ha potuto far altro che sentirsi offeso e indignato da tale comportamento che ha contestato non solo la produzione del film, ma anche ognuno di noi che quella tragedia, vicino o lontano che fosse, l'ha sentita come un colpo inferto non solo all'America ma anche all'anima di ognuno di noi.
Monica Cabras
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