Edge of Tomorrow - Senza domani
Sebbene il futuristico notiziario televisivo di apertura ricordi quello posto all’inizio di “Robocop” (1987) di Paul Verhoeven e il look dei mostruosi alieni tentacolati Mimic non possa fare a meno di richiamare alla memoria gli insettoni di “Starship troopers-Fanteria dello spazio” (1997), diretto dallo stesso regista, i riferimenti ai fanta-lavori del cineasta originario di Amsterdam sembrano limitarsi a questi all’interno della oltre ora e cinquanta di visione in 3D messa in piedi da Doug Liman – autore di “The Bourne identity” (2002) e “Jumper” (2008) – partendo dal romanzo illustrato giapponese “All you need is kill” di Hiroshi Sakurazaka.
Perché, se la situazione vissuta dal tenente William Cage alias Tom Cruise – funzionario militare senza alcuna esperienza di guerra – può in un primo momento spingere a pensare ad una sorta di derivato di “Final destination” (2000), considerando che si risveglia per ritrovarsi protagonista dello stesso identico evento che l’ha appena visto perire durante la battaglia tra esseri umani ed extraterrestri, è in un meccanismo alla “Ricomincio da capo” (1993) di Harold Ramis che viene immediatamente catapultato il tutto.
Un meccanismo che, quindi, come nella bella commedia interpretata da Bill Murray, sfrutta l’idea del personaggio inspiegabilmente condannato a rivivere di continuo la stessa giornata, in questo caso sempre subito dopo essere stato ucciso e con l’intento, ovviamente, di evitare la negativa sorte già incontrata.
Un meccanismo, dunque, che non fa altro che trasferire su celluloide la logica dei videogiochi, al cui interno, appunto, la figura cardine rimane in campo finché non perde una vita, per poi utilizzarne una successiva al fine di effettuare di nuovo lo stesso percorso e scoprire ancora ostacoli da superare in favore della sopravvivenza.
Un meccanismo che si rivela l’ingrediente vincente dell’operazione, capace di catturare senza annoiarlo mai l’attenzione dello spettatore; man mano che troviamo in scena, tra gli altri, il Bill Paxton di “Titanic” (1997) nei panni del sergente maggiore Farell e, soprattutto, la Emily Blunt di “Looper-In fuga dal passato” (2012) in quelli della soldatessa delle forze speciali Rita Vrataski, unica in grado di supportare Cage nella ricerca di una spiegazione al ciclo temporale in cui è stato risucchiato.
Nel corso di una serratissima avventura tra Londra, Parigi, la costa francese e la campagna che, infarcita di indispensabile umorismo, non può incarnare altro che i connotati della più riuscita fatica limaniana... una volta tanto propensa a ricorrere all’abbondanza di spettacolarità e di elaborati effetti visivi soltanto per corredare un racconto in immagini che stupisce e coinvolge tramite lo sviluppo di una storia destinata probabilmente a suggerire, inoltre, che è il sacrificio per il prossimo a premiare la nostra esistenza.
La frase:
"È un’invasione aliena in una guerra globale".
a cura di Francesco Lomuscio
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