E' Arrivata Mia Figlia
Val (Regina Casé) lavora a San Paolo come governante a tempo pieno presso una famiglia molto facoltosa ma emotivamente piuttosto rigida.
Lava, cucina e tiene in ordine la casa da quella che sembra un'eternità e, negli anni, ha imparato alla perfezione quando è il caso di parlare e quando invece stare al proprio posto, così da diventare una risorsa insostituibile per ognuno dei componenti del nucleo familiare.
E' inoltre una figura di riferimento per l'adolescente Fabinho per il quale la madre sembra non avere mai tempo.
Questo equilibrio viene però messo in serio pericolo quando sua figlia Jessica arriva in città per sostenere l'esame di ammissione alla Facoltà di Architettura.
Madre e figlia non si vedono da dieci anni - da quando Val è partita per San Paolo - e Jessica, nel frattempo, è diventata una giovane donna molto sicura di sé, del tutto restia ad accettare che sua madre faccia la serva e, più in generale, il rigido schema che vede da una parte i padroni e dall'altra i servi e al quale Val sembra essersi adattata così bene.
La presenza della ragazza rivoluzionerà così le certezze non solo della madre, ma di tutti gli abitanti della casa.
Inizia come una commedia dei sentimenti piuttosto innocua questo E' arrivata mia figlia per poi trasformarsi, senza però mai rinunciare a un grammo della sua leggerezza, in un'acuta disamina sui rapporti, solo all'apparenza pacificati, tra differenti classi sociali e sulla delicatissima dicotomia 'genitore putativo VS genitore biologico'.
La regista Anna Muylaert approccia la storia con minimi e puntuali interventi autoriali, lasciando che il racconto fluisca in modo naturale, così da mostrare una rigida e strutturatissima routine quotidiana che, lentamente, deflagra sotto i colpi di un elemento esterno che semplicemente non ne riconosce il valore.
Il personaggio di Jessica, in tal senso, rappresenta la variabile impazzita in un sistema di coordinate che la moderna sociologia familiare vorrebbe scardinato da tempo ma che, di fatto, permane in molteplici contesti e che, a volte, basta davvero un nulla per mettere in crisi.
Basta ad esempio che, una mattina, la figlia di una domestica si sieda a fare colazione al tavolo dei padroni, perché il finto buonismo che tiene insieme i rapporti tra tutte le parti in causa venga irrimediabilmente a vacillare.
E più o meno tutto il film è costruito così, attorno a una serie di scarti minimi che, una volta sovrapposti, rivelano l'amara bugia di chi si illude (e, più che altro, si racconta) che le differenze sociali siano ormai soltanto un ricordo e innescano una sorta di silenziosa lotta di classe.
Paradossalmente, infatti, ad essere turbati dall'arrivo di Jessica, non sono soltanto i padroni, di fatto delegittimati da un ruolo che ritengono di meritare a priori, ma è soprattutto Val che, una volta privata delle sue precarie certezze, si ritrova a dover fare i conti con se stessa e con le scelte di vita che l'hanno portata fino a lì.
C'è una scena del film che, in quest'ottica, dice più di mille parole.
In occasione del compleanno della padrona, Val le fa omaggio di un servizio da caffè che, per i propri gusti e possibilità economiche, rappresenta un oggetto abbastanza di lusso.
La signora ringrazia fingendo di apprezzare quello che invece le sembra null'altro che il regalo kitsch di una semplice domestica e, quando Val cerca di servire il caffè in quelle tazzine durante un ricevimento, la liquida frettolosamente dicendole invece di prendere "quello in legno pregiato che ho portato dalla Svezia".
Per non parlare poi della piscina, sorta di non luogo solo apparentemente democratico, attorno al quale gravita la dimensione più ludica della vita della famiglia e da cui è però esclusa, in maniera tacita, qualunque possibilità che Jessica possa anche solo pensare di bagnarvisi.
Non appena lo fa, la piscina viene prontamente svuotata perché "la signora crede di aver visto un topo in acqua".
Come a dire che sì, forse saremo anche tutti uguali, ma solo fin quando ognuno rimane al proprio posto.
Al netto di una scrittura finissima che, attraverso il ricorso al sentimento piuttosto che a un'analisi più dichiaratamente sociale, dice molto senza mai cadere nelle fastidiose pastoie del didascalico, il vero valore aggiunto di E' arrivata mia figlia è incarnato dalla sua magnifica protagonista Regina Casé - in Brasile molto attiva soprattutto in TV - e dal suo modo di abitare il film vivendolo letteralmente, senza quasi dare mai l'impressione di stare recitando.
Il livello di adesione dell'attrice al personaggio di Val è così totale e, a tratti, commovente che lavora in maniera quasi subliminale, lasciando che lo spettatore si appassioni ad una storia volutamente priva di grandi climax emotivi, che procede lenta, un po' come la vita vera, verso un epilogo mesto ma pieno di speranza.
La frase:
"Non lo sai come funziona? Queste persone ti offrono le cose per gentilezza, partendo dal presupposto che tu le rifiuterai".
a cura di Fabio Giusti
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