Rossetti il Capostazione protagonista per Rubini
SLIDE-SHOW: le più belle immagini di Sergio Rubini
Rossetti il capostazione, come Rousseau il doganiere. Vola alto Sergio Rubini con "L'uomo Nero", il suo ultimo film scritto in collaborazione con Domenico Starnone e Carla Cavalluzzi. Vola alto perché ha il coraggio di "smascherare" la commedia, o, più precisamente, di renderla disadorna di quegli abbellimenti ammiccanti e un po' gratuiti che spesso sviliscono il cinema di casa nostra. Rubini mette in scena la commedia dell'uomo, e quindi il suo dramma, sbozzando il personaggio di Rossetti, capostazione per necessità ma pittore per passione, una maschera dalle suggestioni Defilippiane, nella profonda umanità con la quale tinge i suoi contorni e riempie i suoi vuoti. Figlio e vittima delle contraddizioni nelle quali è irretito, come una mosca nella tela di un ragno, solo con un espediente degno del più abile degli illusionisti, si emancipa dalla mediocrità nella quale i suoi detrattori lo costringono, senza rivelarlo però al mondo perché "vantarsi è da bambini", lui è un uomo ormai. Come uomo adulto è il figlio quando finalmente si riappropria della figura paterna e la fa sua sprigionandola da una tela che per troppo tempo l'aveva racchiusa.
Quella dell'"Uomo Nero" è una storia difficile da raccontare perché si rischia di cadere in territori già percorsi con il pericolo di non dire nulla di nuovo. Una sceneggiatura però coraggiosa che non si vergogna di visitare campi poco frequentati come visioni oniriche che picchiettano di polvere magica una provincia che già così bene conosciamo e le felici intuizioni registiche, come la carrellata dei volti assorti nella visione di un film in televisione, o un treno ripreso come fosse un balocco per bambini, rendono questo film un piacevole viaggio nel più tenebroso dei luoghi, cioè in noi stessi. Perché sarebbe ipocriti non riconoscersi almeno un pochettino nella grinfia disillusa del capostazione Rossetti o non specchiarsi nella sua rabbia incontenuta e incontenibile. Sarebbe da codardi distaccarsi dalla sua ostinazione bollandola come infantile presunzione. Film dai dialoghi graffianti - ci sono inconsueti duetti tra gli attori, più teatrali che cinematografici - non disdegna di affrontare a viso aperto un discorso sulla funzione della critica mettendone a nudo le aberrazioni con due personaggi - gli unici che non sfuggono alla tentazione della macchietta - che tanto ricordano il gatto e la volpe di collodiana memoria, sì da poterli quasi annoverare tra le ombre colorate che popolano i sogni da bambino del piccolo protagonista. Sogno che si conclude alle porte di un camposanto di una terra, che Rubini ben conosce e ben fotografa, e sulla soglia del quale si placano le irrisolte contraddizioni dei complicati rapporti familiari, colorandoli finalmente di una luce nuova. L'uomo nero ha smesso di essere nero.
Daniele Sesti
(01 dicembre 2009)
Argomenti correlati:
Sergio Rubini: filmografia, photo gallery
L'uomo Nero: tutto sul film
|
Le ultime dal mondo del cinema.
I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE:
In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione.
| NEWS
|
|
|
GUIDA TV
|
|
|
|
Il video del momento
Cerca CINEMA
Oggi in TV
Box Office
|