Conan the Barbarian
Meno fumettistico, meno iconografico, ma anche meno evocativo dei due "Conan" firmati da John Milius e Richard Fleisher (rispettivamente datati 1982 e 1984) con un mitico Arnold Schwarzenegger, il nuovo "Conan The Barbarian" di Marcus Nispel cerca il suo posto nel mondo cinematografico. Lo trova a stento, un piccolo anfratto buio e freddo in mezzo a una montagna di pellicole poco riuscite.
Allevato dal padre il giovane Conan dimostra fin da piccolo una innata capacità combattiva. Ma per diventare un vero guerriero, un barbaro, Conan dovrà affrontare la morte di suo padre per mano del mago oscuro Khalar Zym. La strada che percorrerà si chiama vendetta...
Prima libro, romanzo per ragazzi, con lui nasce la fantasy epica; quindi fumetto, per mano della Marvel Comics; e poi cinema, con gli anni Ottanta e la Pop Art. Conan è uno di quei personaggi che continuano a navigare nella fantasia collettiva senza sentire il peso degli anni. Nato dalla mente di Robert E. Howard, la narrazione delle sue storie è proseguita per mezzo di altri scrittori, tra cui Robert Jordan e Steve Perry. Marcus Nispel, evidentemente, per raccontare il suo Conan deve aver tenuto conto anche di queste versioni più recenti del personaggio. Il suo film, partendo dall’infanzia del protagonista, racconta la tipica e un po’ inflazionata parabola della vendetta con l’eroe buono, l’amico affidabile, il grande amore e il cattivo rognoso. La prima parte del film ha un sapore più nuovo, più fresco, forse anche più ispirato. La seconda scivola nel mero intrattenimento e diventa una specie di calcomania degli scritti di Howard. Stessa epica, stessa struttura narrativa, stesse scenografie con il finale ambientato nel cuore di una caverna durante un rito magico. Conan mena fendenti a destra e a manca, a metà tra l’uomo e il più moderni supereroi. Precursore dei tempi, furente avversario, uomo giusto. Conan rappresenta l’incarnazione del super uomo di Friedrich Wilhelm Nietzsche esaltato dalla magia della fantasy. Con un personaggio così, anche la sceneggiatura televisiva di Joshua Oppenheimer, la scarsa interpretazione dell’atletico Jason Momoa, e la mediocre regia di Nispel, periscono di fronte la magnificenza dell’idea.
Niente a che vedere con il "Conan" di Schwarzy e compagnia. Ma alla fine si lascia vedere.
La frase:
"Le vostre strade si uniranno".
a cura di Diego Altobelli
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