Captain America: The Winter Soldier
A giudicare dal titolo, la prima cosa che si sarebbe potuta pensare è che il lungometraggio in questione fosse una continuazione di “Captain America: Il primo vendicatore” (2011) di Joe Johnston, che si è occupato di rispolverare cinematograficamente, nel terzo millennio, la figura del super-soldato Steve Rogers targato Marvel Comics, già protagonista, tra l’altro, del b-movie “Capitan America” (1990) di Albert Pyun.
Invece, a partire dal fatto che, di nuovo con le fattezze di Chris Evans, lo ritroviamo quasi subito in scena affiancato da Black Widow, ovvero Scarlett Johansson, risulta immediatamente chiaro che gli eventi qui raccontati da Anthony e Joe Russo – autori delle commedie “Welcome to Collinwood” (2002) e “Tu, io e Dupree” (2006) – si svolgano dopo la catastrofe di New York vista in “The Avengers” (2012) di Joss Whedon; tanto più che è un attacco ai danni di Nick Fury alias Samuel L.Jackson a trasportare il supereroe dallo scudo in una rete di intrighi che minaccia di mettere a rischio l’intera umanità.
Attacco che avviene in automobile e che provvede a regalare una delle coinvolgenti situazioni incluse all’interno delle oltre due ore e dieci di visione, destinate a tirare in ballo sia il nuovo alleato Falcon, interpretato dall’Anthony Mackie di “Pain & gain-Muscoli e denaro” (2013), che un micidiale nemico conosciuto come il Soldato d’inverno.
Mentre, al di là dell’immancabile cameo strappa-risate di Stan Lee, sono, tra gli altri, la Jenny Agutter di “Un lupo mannaro americano a Londra” (1981) – già presente nel film di Whedon – e Robert Redford ad arricchire il cast di un’operazione che, con due ultime sequenze a sorpresa poste durante e dopo i titoli di coda, rispecchia non poco gli avvincenti, ancora oggi funzionali connotati della celluloide action risalente agli anni Ottanta.
Non a caso, man mano che viene ribadito quanto eternamente alto sia il prezzo della libertà e che bisogna indossare un’uniforme quando si combatte una guerra, è facilissimo avvertire quel certo desiderio di giustizia tipico del machismo reaganiano da schermo nell’assistere alle diverse uccisioni di innocenti, le quali aggiungono un tocco di cattiveria atipico per i sempre più edulcorati cinecomic d’inizio XXI secolo.
Ma sono anche gli abilmente gestiti ritmi narrativi e l’uso degli effetti digitali adeguatamente alternato all’ottimo lavoro svolto dagli stunt a conferire ulteriormente il respiro del decennio di Rambo e Indiana Jones all’insieme, infarcito a dovere d’ironia e che spinge, inoltre, a chiederci se è vero che, per costruire un mondo migliore, a volte sia necessario distruggere quello vecchio... fino al serratissimo scontro conclusivo dell’infinità di appassionanti fotogrammi, in mezzo ai quali sembra quasi di avvertire, in maniera affascinante, il suggerimento che in un pianeta Terra continuamente travolto dalle menzogne soltanto la fantasia può rappresentare l’unico affidabile mezzo per garantire la sicurezza dell’essere umano, considerando l’enorme livello di falsità raggiunto dalla realtà.
La frase:
"La storia di Captain America è fatta di onore, coraggio e sacrificio".
a cura di Francesco Lomuscio
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