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Wild Camp
In un assolato giorno d'estate arriva in un annoiato campeggio un nuovo istruttore di vela. Una ragazzina ancora più annoiata se ne invaghisce ed inizia a tormentarlo affinché egli ceda al suo amore adolescenziale. Camping Sauvage, dei registi francesi Christophe Ali e Nicolas Bonilauri non presenta nulla di nuovo sotto al sole. Secondo quanto da loro dichiarato, l'idea di realizzare questo film è venuta loro da un articolo di giornale che parlava di una tragica morte per motivi passionali in un campeggio. Ma di esempi cinematografici di adolescenti che si innamorano di uomini maturi fino a consumarsi in tragedia ce ne sono fin troppi, specialmente in Italia. Il film non riesce mai ad elevarsi al di sopra di uno stile documentaristico e televisivo, e a volte si ha l'impressione netta di trovarsi di fronte a ricostruzioni drammatizzate di fatti realmente avvenuti. Nonostante i registi siano due non offrono guizzi di particolare vigore, e quando decidono di dare voce alla presunta poesia del rapporto tra un uomo di 45 anni ed una ragazzina di 17 ottengono effetti paragonabili al rifacimento di un videoclip del Tempo delle mele.
L'unico punto di un qualche interesse è lo sviluppo della piccola collettività del campeggio di fronte allo sviluppo di questa storia d'amore proibita. Nonostante sia la ragazza a cercare di sedurre il maestro di vela, interpretato da un Denis Lavant dal viso simile a pelle conciata al sole, il camping dà naturalmente tutta la colpa a quest'ultimo. Forse i due registi avrebbero voluto raccontare una specie di Romeo e Giulietta generazionali dei nostri giorni, sottolineando come al giorno d'oggi nessuno si ami così intensamente come nel passato, ma una trama senza guizzi ed una direzione convenzionale rendono questo desiderio al massimo una dichiarazione d'intenti. Ed è un peccato perché gli attori sono capaci, in particolare la giovane Isild Le Besco, che interpreta il proprio personaggio in maniera elementare e viscerale, senza mai scadere nello psicologismo di maniera. L'attrice riesce a rendere appieno il disagio della sua condizione adolescenziale, sospesa tra abissi di disperazione e vette della felicità più radiosa.
Sarebbe ingiusto dire che Camping Sauvage sia un film furbo o disonesto. Riflette comunque il desiderio di raccontare una storia. Che non è obbligatorio ascoltare, ovviamente.
La frase: "Credi che mi importi di morire?".
Mauro Corso
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